Modificato in data 18 apr, ore 10:27
Trento, 13 apr — L’idea di istituire bagni no gender nelle università è da tempo sbarcata in Italia andando a ingrassare il novero della spazzatura ideologica che siamo costretti a importare dai Paesi anglosassoni: dopo il caso dell’Università di Pisa eccone un altro, segnalato dall’associazione Pro vita e famiglia, che riguarda la facoltà di Sociologia dell’Università Di Trento.
Bagni no gender all’Università di Trento
Pare infatti che verso la fine di marzo nella facoltà siano stati istituiti i bagni «no gender» o «gender neutral», con una mozione discussa e votata all’interno del consiglio del Dipartimento e che si è concretizzata nella creazione di quattro toilette per chi non si identifica né come uomo né come donna. Risparmiando, grazie a Dio, quelli della palestra, che è rimasta a «sessi separati». Quattro bagni: un numero che presuppone l’esistenza di una legione di studenti gender fluidi rispetto alle persone — si può ancora chiamarle così o si offende qualcuno? — normali che frequentano l’Ateneo.
Tra gli studenti è scontro
Tra gli studenti che hanno protestato per l’iniziativa figurano i giovani di Azione universitaria. Secondo Giacomo Mason, l’iniziativa sarebbe nata da un’idea di alcuni docenti, e non da un effettivo bisogno riscontrato nel corpo studentesco: «Le priorità sono altre e questa iniziativa dei bagni “gender neutral” non è nata dagli studenti, ma è semplicemente una proposta ideologica», puntualizza, aggiungendo che «le priorità di chi studia qui, dai contributi per le tasse universitarie agli alloggi, sono tutt’altre».
Di diverso avviso è invece Edoardo Giudici, presidente del Consiglio degli studenti. Intervistato dal Dolomiti spiega che «La proposta a Sociologia è stata elaborata dagli studenti assieme poi anche ai professori. E’ stato un lavoro congiunto che», ribadisce, «non ha visto spaccature o altro» e conferma «il nostro impegno di portarla avanti anche a livello centrale universitario». La conferma arriva anche da Francesco Massi, rappresentante degli studenti per Udu a sociologia. «L’adozione di questa iniziativa è arrivata dove un confronto e dopo aver sentito anche gli altri studenti», spiega Massi. «Abbiamo fatto un questionario, facilmente reperibile anche sui social, che ha dimostrato palesemente che la stragrande maggioranza promuoveva l’iniziativa e la sensibilità era molto alta».
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Cristina Gauri
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