Roma, 5 mag – Con 334 voti favorevoli e 61 contrari la Camera ha approvato ieri, in via definitiva, la riforma della legge elettorale, che entrerà in vigore dal 1° luglio 2016 con riguardo all’elezione della Camera.
Il Senato infatti resta in attesa del ridisegno costituzionale, che dovrebbe cambiarne il volto privandolo della elettività.
Italicum è il nome che il premier Matteo Renzi ha dato alla sua creatura, nata dall’‘accordo del Nazareno’ con Silvio Berlusconi e poi cresciuta sulle altalene degli umori politici e sui rovi delle contestazioni interne al Partito Democratico, che hanno accompagnato l’iter della legge dal principio alla fine. “Ci hanno detto ‘non ce la farete mai’. Si erano sbagliati, ce l’abbiamo fatta!”, ha annunciato su Twitter madamigella Maria Elena Boschi, ministro delle riforme, riferendosi ai nemici della legge elettorale: i partiti di minoranza, che durante le votazioni hanno lasciato l’aula, e la fronda interna al PD. Bersani, Fassina, Bindi, Letta, Civati sono infatti fra coloro che hanno cercato di affondare l’Italicum, prima nella Commissione affari costituzionali dove è iniziato l’iter della legge, poi durante le votazioni, portando a quota 61 i voti contrari alla legge, quasi tutti della minoranza dem.
Renzi, dal canto suo, non è parso turbato dal fatto che la legge cardine di un regime democratico sia stata approvata usando strumenti antidemocratici, quelli che la prassi parlamentare concede: l’epurazione dei dissidenti dalla Commissione affari costituzionali prima, l’imposizione del voto di fiducia dopo. E dulcis in fundo, i voti determinanti dei deputati eletti nelle schiere del Movimento 5 Stelle e poi passati sul carrozzone della maggioranza.
Ecco cosa prevede la nuova legge elettorale: il sistema sarà proporzionale, su base nazionale, con un premio di maggioranza per chi supera il 40%, pari a 340 seggi su 630. Il premio può essere raggiunto al primo turno o, nel caso in cui nessuno raggiunga la soglia prevista, al ballottaggio a cui accedono i due partiti più votati.
La soglia di sbarramento è invece abbassata al 3%, garantendo da un lato l’accesso di molti piccoli partiti e accentuando dall’altro il potere della maggioranza. L’opposizione infatti vedrà i suoi 277 seggi (cioè i rimanenti una volta tolti i seggi della maggioranza, quelli delle circoscrizioni estero e quello unico della Valle d’Aosta) frantumati fra tutti i partiti che raggiungeranno la soglia di sbarramento.
Le circoscrizioni elettorali sono ridotte a 20, sui cui incidono 100 collegi e in ognuno verranno presentate mini-liste di circa 6/7 candidati. Il nome del capolista è bloccato, mentre l’elettore potrà esprimere due preferenze (in alternanza di genere). Ciascun candidato potrà presentarsi in più collegi, fino a un massimo di dieci.
È prevista un’eccezione al sistema proporzionale per il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta. Qui si voterà in nove collegi uninominali, come avveniva con i precedenti sistemi elettorali. Se al Trentino-Alto Adige sono assegnati più di 8 seggi, questi, inoltre, verranno assegnati con il sistema proporzionale mentre la Valle d’Aosta è costituita in collegio unico uninominale.
È stata introdotto infine il c.d. “emendamento Erasmus”: potranno infatti votare per corrispondenza i cittadini italiani che sono all’estero per almeno tre mesi o per motivi di studio, per lavoro o per cure mediche.
Il nuovo sistema vale solo per la Camera, in vista delle riforme costituzionali che porteranno il Senato a non essere più direttamente elettivo. È stata inoltre inserita una clausola che ne prevede l’entrata in vigore dal primo luglio del 2016.
Ettore Maltempo