Roma, 8 mar – Si è conclusa da poco la seconda stagione di Euphoria, la serie televisiva statunitense creata e scritta da Sam Levinson per HBO, tornata sugli schermi dopo più di due anni a causa delle problematiche legate alla pandemia e che dopo essere entrata a gamba tesa tra le serie più acclamate dal pubblico giovanile adesso sembra proporsi come vero e proprio cult della cosiddetta “Generazione Z” (i ragazzi nati tra il 1997 e il 2010).
La società americana di Euphoria
La trama racconta le vicende di un gruppo di liceali alle prese con problemi, amicizie, amori, sesso e droga: un viaggio introspettivo alla ricerca di se stessi. Tralasciando l’aspetto cinematografico assolutamente di livello, con una sceneggiatura non scontata e sempre dinamica e un livello interpretativo da parte del cast abbastanza alto (vedere la vittoria agli Emmy Award alla miglior attrice in una serie drammatica vinto dalla protagonista Zendaya) – una serie dunque da consigliare agli amanti del genere – ciò che è più interessante è lo spaccato di un’intera generazione, il quale ci viene mostrato in modo crudo e senza filtri (numerose le critiche per scene di nudo, sesso e violenza). Ma siamo proprio sicuri che questa sia la realtà?
La serie presenta tematiche di attualità, dall’abuso di droga alle rivendicazioni Lgbt passando per la violenza sessuale e traumi psicologici. Lo sfondo è la società americana del progressismo e del consumismo, con il politicamente corretto travestito da trasgressione che fa da padrone incontrastato e da censore supremo. Il merito del prodotto è quello di essere riuscito a far passare come normalità quasi scontata e abbracciata dalla maggioranza problematiche in realtà relative ad un ristretto numero di persone, nel caso specifico per quanto riguarda i diritti della comunità Lgbtq, la quale pur rappresentando nel concreto una minoranza è riuscita negli Usa e in Europa a influenzare il dibattito pubblico, diventando ormai narrazione mainstream.
Il naufragio della Generazione Z
I protagonisti di questo dramma adolescenziale sono immersi in una società, quella Occidentale, che ha perso la direzione, uno scopo da perseguire, producendo come conseguenza una generazione martoriata da problematiche psicologiche e dispersa nei meandri del proprio essere, senza un’identità stabilita. La risposta all’eterno dilemma dell’esistenza viene cercata attraverso comportamenti sfrenati e al limite tra cui l’abuso di droga, tema centrale della vita della protagonista. Tutto ciò in funzione di sentire qualcosa, provare una sensazione di euforia in una società anestetizzata e disumanizzata.
Euphoria mostra il naufragio di una generazione in un oceano di individualismo, dove l’individualità atomizzata ha preso il sopravvento. Il bigottismo conservatore in salsa antigiovanile non serve a nulla, la colpevolizzazione è un errore da evitare, l’impeto e slancio dei giovani va compreso nelle sue forme e incanalato in una marea distruttrice di un sistema vecchio arrivato al capolinea. Questa generazione deve compiere il furto prometeico, lanciare la propria sfida alle stelle e guidare l’umanità nel tempo che verrà.
Andrea Grieco
4 comments
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Stanno spingendo verso questo tipo di società, che, meno male, è di ben altra natura.
Desiderei non si dimenticasse che tra una generazione e un’ altra passa un ventennio… Occhio a cambiare con parametri innaturali.
Rettifico, oggigiorno più un trentennio che un ventennio. Almeno da ‘ste parti.