Roma, 26 gen – Nel bel mezzo della crisi Ucraina, una videoconferenza tra i vertici di alcune tra le più importanti imprese italiane e il presidente russo Vladimir Putin è in programma per la giornata di oggi. La “bomba” è stata lanciata dal Financial Times, che ieri dedicava l’apertura del giornale online a questa conference call. Il prestigioso quotidiano britannico ha fatto così scoppiare un mezzo caso diplomatico, menzionando diverse aziende tricolori: Eni, Pirelli, Enel, Banca Intesa, Unicedit e Generali.
In realtà la prima di queste non ci sarà. “Eni non parteciperà all’incontro in videoconferenza domani del presidente russo Vladimir Putin con gli amministratori delegati di alcune società italiane per parlare dei legami economici con la Russia, come riportato dal Financial Times”, si legge nella nota del cane a sei zampe. “Non parteciperà l’amministratore delegato, Claudio Descalzi né la società”, specifica un portavoce del gruppo.
Il vertice tra Putin e le grandi aziende italiane
Sempre secondo il Ft, l’incontro sarebbe stato organizzato a novembre scorso all’insaputa della Farnesina. Difficile pensare che sia davvero così e in ogni caso è improbabile che nel frattempo il ministero degli Esteri non ne sia venuto a conoscenza. Anche perché tra gli organizzatori figurano la Camera di commercio italo-russa e il Comitato affari italo-russo.
Quello in programma oggi è in realtà un normale incontro d’affari per sviluppare ulteriormente le relazioni economiche con la Russia. Si affronterà la “possibilità di rafforzare la cooperazione nei settori dell’energia, industria, finanza e tecnologie ambientali”, fa infatti sapere il Cremlino.
L’Italia non può permettersi altre sanzioni alla Russia
Lo stesso premier Mario Draghi, nel colloquio dello scorso lunedì con il presidente americano Joe Biden, ha precisato che per l’Italia è piuttosto difficile pensare di introdurre ulteriori sanzioni alla Russia per via dei forti legami commerciali con Mosca. Realismo puro e semplice, nulla più, perché non possiamo permetterci di recidere del tutto i legami con l’orso russo. Farlo, significherebbe cedere incautamente al ricatto di Washington che non gioca in questo momento la stessa partita che gioca (meglio, che dovrebbe giocare) l’Europa. Banalmente, gli Stati Uniti non hanno bisogno del gas russo, noi sì.
“L’Italia, a differenza degli altri Paesi europei, qualora qualcuno chiudesse i rubinetti del gas, è al buio e al freddo da domani”, ha fatto notare ieri Matteo Salvini. Estrema sintesi, ma condivisibile.
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A dirla tutta una guerra in Ucraina innescherebbe una serie di colpi devastanti alla nostra economia, con rincari monstre anche delle materie prime, a partire dal prezzo del grano.
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Di cosa si parlerà al summit
La videoconferenza con Putin è stata chiesta e “subito accordata dal Cremlino”, punta a “supportare un ulteriore sviluppo dei legami commerciali, economici e industriali tra i nostri due Paesi”. A spiegarlo, all‘Agi, è il presidente della Camera di commercio italo-russa, Vincenzo Trani. “Le potenzialità più interessanti per lo sviluppo delle nostre imprese in Russia sono legate alla green economy e al processo di trasformazione di un’economia basata sugli idrocarburi in una basata sull’energia pulita“, dice Trani. “Il processo è partito ora, ma sono stati fatti i primi investimenti importanti col parco eolico di Enel nella regione di Murmansk (al confine con la Norvegia, ndr) con tutto l’indotto che ne deriva per altre aziende italiane”.
Ma non è tutto, perché sempre secondo il presidente della Camera di commercio italo-russa: “C’è uno slancio nel settore farmaceutico e anche l’interscambio commerciale non va male“. Difatti “nei primi nove mesi del 2021 ha segnato un aumento del 43,89% rispetto allo stesso periodo del 2020 e i dati annualizzati ipotizzano un ritorno ai dati pre-crisi”.
Eugenio Palazzini
2 comments
Buongiorno. Prego la redazione di rettificare “…la Camera di commercio italo-russa e il Comitato affari italo-russo. La prima è una società di car sharing…” informandosi meglio di cio’ che e’ la CCIR e soprattutto la differenza tra essa e altre societa’ pure guidate o partecipate dal Dott. Trani. La CCIR non e’ certo una societa’ di car sharing, ma una camera di commercio mista esistente dagli anni ’60 (https://www.ccir.it/storia/).
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