Roma, 19 gen – Le regioni del nord est della Repubblica Democratica del Congo, al confine con l’Uganda, da decenni soffrono per le conseguenze dei disastri naturali e dei movimenti di guerriglia che periodicamente commettono crimini atroci verso la popolazione locale. Adesso però qualcosa potrebbe cambiare.
L’Uganda costruisce strade in Congo
Di recente, il governo dell’Uganda ha dichiarato che diverse strade saranno costruite nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo per collegare questa zona con l’Uganda e agevolare così il commercio tra le due nazioni. Questa rete di strade sarà lunga 223 chilometri e collegherà l’Uganda con le città di Beni, Goma e Butembo, per un costo che per ora non è stato precisato. Il governo ugandese è particolarmente interessato a promuovere i commerci in quell’area perché la mancanza di sicurezza ha lasciato questa zona della Repubblica Democratica del Congo priva di imprese e la popolazione locale importa più o meno tutto: dai vestiti al materiale di costruzione, oltre a cibo e bevande. Di conseguenza le imprese ugandesi sono particolarmente interessate a riempire questo vuoto, esportando i loro beni in quella zona.
Un progetto tutto africano
Un altro motivo dietro a questo progetto è però legato al fatto che l’Uganda vuole recuperare quote di mercato che ha perso da quando il Ruanda ha chiuso le porte ai prodotti ugandesi un paio di anni fa. Kampala spera quindi di rifarsi nella Repubblica Democratica del Congo. E come era facile immaginare il ministro delle Infrastrutture congolese, Alexi Gisaro Muvunyi, ha accolto positivamente questo progetto perché a suo avviso porterà posti di lavoro in una delle aree più povere dell’Africa.
Un aspetto interessante di questo progetto è il fatto che queste strade non saranno costruite da società cinesi o turche, ma dalla Dott Services Limited, un’azienda di ingegneria e costruzioni ugandese. Fattore significativo perché si tratta di un progetto totalmente africano, a dimostrazione del ruolo sempre più ampio che le aziende locali possono ricoprire in Africa.
Giuseppe De Santis
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