Roma, 16 gen – Nel linguaggio comune la figura del trascinatore è associata, spesso e volentieri, a personalità che sanno arringare le folle o, quantomeno, il proprio gruppo di riferimento. Inoltre l’immaginario collettivo associa sovente – a coloro che si distinguono nell’arte del convincimento – una parte ben definita. Agostino Di Bartolomei invece, capitano della miglior Roma di sempre, ribalta entrambi i paradigmi.
Ragazzo riservato e di poche parole alzerà con la fascia al braccio sinistro 3 volte la Coppa Italia – allora non bistrattata come ai giorni nostri – e, soprattutto, conquisterà lo scudetto 1982/83. Preferisce far parlare i piedi, potenti e raffinati, facendoli esprimere attraverso micidiali calci da fermo o geometrie al limite della perfezione. Né centrocampista né difensore, o meglio, sia centrocampista che difensore grazie all’importante acume tattico abbinato a una rapidità di lettura del gioco fuori dal comune. Ma come sempre i critici, abbagliati dall’utopistico raggiungimento della perfezione, ne contestano – fin da giovanissimo, ai tempi del Vicenza – la scarsa propensione alla corsa.
Di Bartolomei e l’incontro con il Barone
Ago tira i primi calci nei campetti di Tor Marancia, il suo quartiere, e a soli 13 anni viene notato dal Milan. Ma il richiamo di Roma – e della sua Roma – è così grande da far rispedire al mittente il corteggiamento rossonero. Che il piglio pedatorio sia quello del vincente lo si capisce già dalle giovanili, quando con l’amata maglia giallorossa coglie – tra il 1973 e il 1974 – due campionati primavera e la coppa nazionale di categoria. Una volta affermatosi tra i “grandi”, trova sulla panchina dei capitolini Nils Liedholm. Il Barone teorizza la zona, Di Bartolomei attua i principi all’interno del rettangolo verde. E’ proprio lo svedese a spingerlo verso un nuovo ruolo – quello di libero – che lo affianca a Pietro Vierchowod, mostro sacro della marcatura italica.
Chiude con l’amore di sempre – “Ti hanno tolto la Roma ma non la tua curva” il saluto della Sud – alzando appunto la Coppa Italia: un altro tecnico scandinavo Sven-Goran Eriksson lo ritiene troppo lento per le sue idee “all’avanguardia”. Segue Liedholm al Milan per poi abbracciare – manco a dirlo, da capitano – la provincia di Cesena e Salerno.
Sognando calciatori diversi
Nel moderno calcio a trazione giochista Di Barolomei sarebbe stato il punto di partenza di ogni azione, il giocatore a cui il portiere si rivolge battendo la rimessa dal fondo, quello che il compagno meno dotato tecnicamente va a cercare per – come si dice in gergo – “metterla in banca”. E una volta appesi gli scarpini al chiodo è lui a darsi da fare per cambiare, non tanto il mondo del pallone, ma i suoi attori protagonisti. “A me piacerebbe che i ragazzini imparassero da piccoli ad amare il calcio, ma non prendendo a modello alcuni dei miei capricciosi colleghi”. Il manifesto di un’impresa troppo grande anche per chi in campo sapeva direzionare il traffico della squadra simbolo degli anni ‘80.
Dino Viola, presidente romanista, definisce il giorno dello scudetto come l’uscita dalla prigionia del sogno. Poi verrà il Liverpool e i beffardi rigori. Esattamente 10 anni dopo la maledetta finale dell’Olimpico, per Di Bartolomei la redenzione non è ancora arrivata. Da calciatore, classe indiscussa e schiena dritta non sono bastati per meritarsi la casacca azzurra: ancora più bruciante la mancata considerazione davanti a un progetto tanto ambizioso quanto ammirevole. “Sono in un tunnel senza fine. Non vogliono farmi rientrare nel mondo del calcio”. Poche parole, un colpo, e poi il silenzio.
Marco Battistini
2 comments
Complimenti per l’articolo.Sebbene non sono tifoso romanista, a me commuove il video quando durante la partita d’addio di Bruno Conti , Di Bartolomei invitato anche lui ma oramai escluso dal resto del calcio, lo abbraccia da dietro con tenerezza e tristezza nel ricordare i bei tempi.E Ciccio Graziani guarda da dietro in silenzio e forse con senso di colpa, dopo averlo aggredito durante un Roma Milan in cui Di Bartolomei giocava per il Milan.
[…] positivi pure per Christian Panucci. Riavvolgendo ulteriormente il nastro ecco Carlo Ancelotti e il trascinatore silenzioso Agostino Di Bartolomei. Prima, molto prima di loro, grandi campioni del passato: Schiaffino, […]