Epta, il gruppo multinazionale specializzato nella refrigerazione commerciale, è pronta a quotarsi in Borsa a Piazza Affari. Mediobanca, Morgan Stanley, Jp Morgan e Bnp Paribas si vociferano siano i coordinatori bancari preposti per un’offerta pubblica iniziale prevista per la prossima primavera. L’advisor finanziario dell’operazione è stato invece consegnato alla banca d’affari Rothschild.
La storia e i numeri di Epta
Epa viene fondata a Torino nel 1946, come ghiacciaia, dai fratelli Marco e Alberto Costan originari di Belluno. L’azienda si espande sull’onda del boom economico degli anni Sessanta e diventa internazionale nel 1986 con il subentro di Luigi Nocivelli che, insieme alla famiglia, oggi detiene il controllo del gruppo con l’80% con sede a Milano. Mentre il restante 20% della compagine è partecipata dalla famiglia Triglio Godino.
Un successo planetario di un gruppo che si erge come un colosso nel settore della refrigerazione. Tra i suoi marchi ricordiamo: Misa, Bonnet Névé, Costan e Iarp. Una crescita importante che si è espansa grazie anche alle acquisizioni all’estero. Epta infatti è presente in più di 80 Paesi e con i suoi 6.000 dipendenti circa e una minuziosa assistenza tecnica e commerciale in tutto il pianeta, sostenuta da più di 40 filiali dirette, è considerata uno dei leader di settore. E ha da poco acquisito parti di business anche in società del Portogallo, Finlandia e Cile, consolidando la propria presenza in mercati di alto potenziale.
Nel 2020 ha registrato ben oltre 900 milioni di euro di ricavi e un utile di 19 milioni. E per fine anno si attendono ricavi da 1 miliardo di euro, di cui oltre l’80%, concepito all’estero. Tra i suoi clienti internazionali ci sono Tesco, Aldi e Carrefour oltre alle Coop e Conad italiane per i quali produce macchine per conservare gli alimenti al freddo.
(Image: EPTARefrigeration)
Il potenziale di Epta
Epta approderà in Borsa con dei numeri che parlano da soli. La scelta è stata fatta dagli imprenditori che capeggiano l’azienda, sotto la spinta di Marco Novicelli, figlio di Luigi, Presidente e Ceo della multinazionale e neo nominato Cavaliere del Lavoro.
Il gruppo ha oggi un giro d’affari di 130 milioni di euro e prevede una crescita del 10% per i prossimi due anni.
Il carburante dell’IPO sono gli investimenti futuri che stanno facendo crescere l’azienda con rosee previsioni. Epta ha stimato un piano di sviluppo di linee interne ed esterne, ha investito quasi 120 milioni di euro sull’innovazione sostenibile e negli ultimi anni ha continuato ad acquisire all’estero. La chiave del successo è la trasformazione. Ha capito che i momenti difficili sono in realtà opportunità per creare alleanze e aggregazioni importanti per seguire clienti a livello globale.
Epta ha ricevuto poco tempo fa, per il terzo anno di seguito, la qualifica come Best Managed Company del programma promosso da Deloitte, che premia le migliori aziende italiane per organizzazione e attenzione sociale che si riflette positivamente sul loro ecosistema di riferimento.
Le IPO: i pro e contro per gli investitori
Nuova IPO Svas Biosana (Image:Traderlink.com)
Nel momento in cui acquisti una IPO sei nella fase dove non sono ancora iniziati gli scambi, che di solito portano il prezzo al rialzo. Per questo, in genere, risulta essere un buon affare. Le novità è facile che abbiano un’attrattiva maggiore rispetto alle realtà già posizionate da tempo.
Acquisti poco e guadagni bene. Avrai quindi accesso un profitto rapido unico, che non sarà disponibile in seguito. Ma non è così semplice.
Lo spiega anche Maxim Manturov, responsabile degli investimenti sulla Ricerca presso la Freedom Finance Europe, che afferma:
“Le IPO sono già un’ottima opzione di investimento, il problema è che molti non vi hanno accesso. Non c’è quasi nessuno che non vorrebbe acquistare un’azione al suo prezzo di IPO, poiché di solito è molto più basso del prezzo di apertura. Quando gli investitori retail avranno accesso alle IPO, potrebbero risparmiare molto, anche se, allo stesso tempo, otterrebbero meno azioni, il che potrebbe essere un problema per gli investitori appassionati”.
Oltre all’accessibilità, un investimento IPO può risultare difficile da stimare perché bisogna valutare il valore effettivo della società, vedere se il prezzo d’acquisto è congruo e se è affidabile il management. Vi è inoltre da tenere in considerazione l’aspetto emotivo. Proprio perché le IPO delle società più quotate, nel momento di avvio degli scambi, possono avere dei picchi di prezzo ascensionali dettati più dall’euforia che dal rispetto del mercato di riferimento.
Un investitore può fare grossi affari come sbagliare totalmente il timing dell’operazione.Il rischio è di ignorare che le attese prospettive dell’offerta pubblica iniziale spesso siano già incluse nel prezzo di acquisto. E c’è sempre il problema della forte volatilità del mercato.
Ci sono IPO che si rivelano degli splendidi affari e altri meno. Quelli che hanno una partenza ottima e altri che invece, sono naufragati drasticamente in poco tempo, alcune addirittura sono state enunciate ma poi ritirate. Bisogna quindi stare attenti perché in certi casi il vero affare è più dei primi azionisti che dei risparmiatori chiamati dopo a partecipare.
Consigli per investire in IPO
Una buona regola base che un investitore dovrebbe applicare è la ricerca. Meglio investire in una società che si conosce bene, perché è lì che si rischia il capitale, dove si scommette.
Quindi, cerca di capire come è la posizione di vendita unica dell’azienda, con i dati sulla quota di mercato, quelli di crescita potenziale e dei rendimenti previsti. In quale ambiente opera e la qualità dei suoi prodotti o servizi, nonché come è la concorrenza e la sua struttura di gestione e del capitale. Cerca inoltre di scoprire perché l’attività ha deciso di diventare pubblica e quali sono i suoi dati finanziari.