Roma, 24 apr – E’ finita la serie Sky 1992. 92 come i minuti d’applausi di fantozziana memoria, da replicare per l’occasione perché questa serie – passateci il termine – è veramente una “cagata pazzesca”: superficiale, stereotipata e in fin dei conti anche un po’ vigliacca. Ed è un peccato, perché va a interrompere un percorso portato avanti a passi da gigante con le ottime produzioni Sky di Romanzo Criminale e Gomorra, che sembravano aver definitivamente scardinato determinate semplificazioni tipiche del piccolo e grande schermo all’italiana. Invece ecco che 1992 ci ripropone un surrogato di banalità e di personaggi senza spessore che ci dicono per l’ennesima volta che i politici rubano ma si sa, lo fanno un po’ tutti gli italiani, e comunque non c’è nulla che non si possa risolvere con un’inchiesta giudiziaria a tappeto.
Insomma per capirci, sullo sfondo della Milano attraversata dal terremoto Mani Pulite, il crollo della Prima Repubblica ce lo spiegano il manager di Publitalia che cura l’ingresso in politica di Berlusconi, la soubrette che aspira a diventare la nuova Lorella Cuccarini, il ragazzotto un po’ rude che mena tre tizi per strada e diventa parlamentare della Lega Nord e la figlia viziata di un ricco industriale ammanicato, e la cosa svilente di tutto questo è che un tedesco, un francese o un inglese ci descriverebbero esattamente così.
Ovviamente in tutto questo abbiamo ancora dovuto sorbirci l’ossessione per il Cav, il processo a Dell’Utri, la retorica su Craxi, la beatificazione (sic) di Di Pietro e del suo pool, perché evidentemente gli unici proiettili che aveva a disposizione, Sky ha preferito spararli sulla croce rossa.
Sembrerà un giudizio eccessivamente impietoso, ed effettivamente vuole essere proprio questo: perché se l’argomento fosse stato un altro forse la serie non sarebbe stata neanche da buttare via. Ci sono buoni attori, una colonna sonora generalmente azzeccata e una rappresentazione della vita nei primi ’90 che tutto sommato è anche abbastanza fedele a parte qualche eccesso più o meno voluto. Quello che però è imperdonabile è l’occasione persa per mancanza di coraggio.
Perché mentre all’epoca tutti gli italiani erano incollati allo schermo a tifare manette e galera nei confronti di una classe politica indubbiamente marcia, ma almeno non grottesca come quella che le è succeduta, il 1992 fu soprattutto l’anno delle grandi privatizzazioni, del golpe finanziario, del Panfilo Britannia, della svendita di Eni, autostrade, Banca d’Italia, dei curatori fallimentari Prodi, Amato e Ciampi, della cessione del patrimonio industriale italiano alle multinazionali straniere, della morte di Falcone e Borsellino, dell’avvento dello strapotere della magistratura, dei governi tecnici e dell’inizio del totale smantellamento del nostro asset economico.
Ecco cosa avrebbe dovuto fare la fiction di Sky: prendere di petto il 1992 e affrontarlo da questo punto di vista, sotto una luce diversa, ponendo in evidenza i passaggi che hanno portato alla distruzione dello stato sociale italiano che nel 1992 ha visto il suo apogeo. Hanno preferito l’approccio forcaiolo, quello che parla direttamente alla pancia degli italiani, che fa puntare il dito contro lo schermo e gridare “LADRI!” ma che in fin dei conti non dice né più né meno di quello che scriverebbe su internet l’ultimo dei grillini.
Se c’è una cosa che il 1992 ci ha insegnato – l’anno e non la serie, quella non ci ha insegnato nulla – è che oggi come allora il problema non è e non sarà mai giudiziario, ma politico: perché mentre i giudici di Milano giocavano a guardia e ladri, nel 1992, chi attentava alla sovranità della nazione lo faceva nel pieno della legalità.
Michele de Nicolay
1 commento
Analisi e riflessione profonde, e che condivido, parola per parola.