Roma, 30 nov – Parag Agrawal, nuovo leader di Twitter, ha affermato che il social dovrebbe “concentrarsi meno” sulla libertà di parola, come riportato in un lungo resoconto pubblicato sull’Agi.
Twitter e meno libertà di parola
L’intervista di Agrawal risale al 2020, quando interpellato dal MIT Technology Review, ha affermato che Twitter dovrebbe “concentrarsi meno” sulla libertà di parola. Aggiungendo poi: “Il nostro ruolo è quello di servire una sana conversazione pubblica e le nostre mosse riflettono cose che riteniamo portino a una conversazione pubblica più sana”. E sulla “conversazione pubblica più sana” si potrebbero aprire dibattiti infiniti, soprattutto ricordando le tendenze tenute negli ultimi anni sia dal social fondato da Jack Dorsey che da Facebook di Mark Zuckerberg.
Chi è Parag Agrawal
Agrawal è stato nominato a capo di Twitter nella giornata di ieri, 29 novembre 2021. A differenza di Dorsey ha avuto fino ad oggi un profilo molto basso in azienda. Il giovane infatti conta appena 24mila follower. Sulla sua nomina, Dorsey ha dichiarato: “È stato dietro ogni decisione critica che ha contribuito a trasformare questa azienda. Lui guida con il cuore e l’anima, ed è qualcuno da cui imparo ogni giorno. La mia fiducia in lui come nostro ceo è profonda”.
Agrawal ha studiato informatica e ingegneria presso l’Indian Institute of Technology di Bombay. Successivamente ha concluso un dottorato di ricerca a Stanford: nel 2011 è entrato a far parte di Twitter ed è diventato il suo responsabile del settore tecnologico nel 2017. Avendo studiato l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale, è il sostituto più naturale di Dorsey, ha detto l’analista di Creative Strategies Carolina Milanesi. La Milanesi ha anche aggiunto che “in futuro l’intelligenza artificiale e il machine learning saranno sempre più critici nel rendere la piattaforma più coinvolgente per gli utenti e più redditizia per l’azienda. Potremmo anche vedere un po’ più di rigore e razionalità nel processo decisionale”.
Chissà quanto questo influenzerà le scelte di Twitter nel merito di una “libertà di parola” che ha subito già parecchi contraccolpi negli ultimi anni.
Alberto Celletti
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