Roma, 23 nov — Via le donne dalle soap opera femminili: non è Lercio, ma la nuova regola imposta dai talebani sugli spettacoli televisivi in Afghanistan. Questa e altre direttive fanno parte dell’ulteriore giro di vite sulle libertà femminili arrivate in seguito alla restaurazione fondamentalista in atto nel Paese dal 15 agosto scorso.
Talebani, nuovo giro di vite contro le donne
Private già della possibilità di andare a scuola, all’università o al lavoro (tranne nei centri più grandi) le donne si vedono restringere ancora una volta il campo d’azione. Le giornaliste e le presentatrici televisive dovranno mostrarsi in televisione rigorosamente velate e vestite con abbigliamento poco «rivelatore». Alle televisioni afghane i talebani hanno inoltre proibito di trasmettere spettacoli comici o di intrattenimento «contro la religione o offensivi per la moralità dei cittadini», senza però definire linee guida precise in tal senso. Resta da capire come si articoleranno le sceneggiature di film e serie televisive senza le presenza di personaggi femminili.
Vietati anche i film stranieri con conformi all’Islam
Talebanizzati anche i film stranieri che promuovono valori culturali non allineati con i dettami islamici. Secondo i talebani, la loro messa in onda di «corrompe lo spirito dei cittadini». Una svolta decisamente drastica ma «non del tutto inaspettata». Da quando i talebani si sono nuovamente impadroniti dell’Afghanistan dopo l’abbandono delle truppe Usa, le prime direttive a testimoniare il «cambio di marcia» hanno riguardato soprattutto la libertà femminile. O, per meglio dire, la sua abolizione. Le giornaliste erano state in un primo momento interdette dal posto di lavoro, poi reintrodotte sulla rete ToloNews con la garanzia di un «governo più permissivo».
Giornaliste preoccupate
Il portavoce del ministero Hakif Mohajir ha definito le regole delle «semplici direttive religiose». Alle giornaliste televisive il governo chiede di indossare un velo più coprente del foulard usato in precedenza per coprirsi il capo. Più stringenti anche le norme del vestiario: via i capi di abbigliamento considerati «immodesti», anche se le linee guida non specificano alcun parametro con cui verrà giudicata tale «immodestia». E del resto, nemmeno i provvedimenti contro chi sarà sorpresa a trasgredire non sono stati specificati. Questo ha gettato nell’ansia e nell’incertezza molte giornaliste, che ora hanno paura di tornare in onda con un abbigliamento potenzialmente «inadatto! o «troppo occidentale».
Cristina Gauri