Roma, 20 nov – Il primo ministro Boris Johnson ha più volte ripetuto che il suo obiettivo è quello di alimentare la Gran Bretagna con idrogeno “verde” prodotto da centrali eoliche e solari, così da eliminare per sempre l’uso di combustibili fossili. Il problema è che servoranno decenni per raggiungerlo. Senza poi considerare il problema di individuare una soluzione per i giorni a minor irraggiamento solare o con meno vento. Ecco perché, nel futuro energetico del Regno Unito, sarà ancora il nucleare a farla da padrone.
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Al momento Londra produre il il 20% della propria energia da questa fonte. Alcune centrali, tuttavia, dovranno a breve essere dismesse per raggiunti limiti di età. Per colmare questo vuoto, le autorità dell’isola stanno lavorando alla realizzazione dei cosiddetti “Small modular reactor” (Smr) altrimenti noti come mini reattori nucleari. Il colosso ingegneristico britannico Rolls Royce ha da tempo creato un sonsorzio con l’anglo-francese BNF Resources Uk e l’americana Exelon Generation per sviluppare questo futuristico progetto. Il governo, da parte sua, ha stanziato oltre 200 milioni di sterline per contribuire alla ricerca.
I vantaggi dei mini reattori nucleari
Il vantaggio dei mini reattori nucleari risiede nella loro economicità. Ciascuno di essi dovrebbe costare all’incirca due miliardi di sterline: una cifra bassa, specie se confrontata ai 20 miliardi di una centrale come la conosciamo oggi. Non solo: possono anche essere prodotti quasi “in serie” e trasportarti. In più, una eventuale loro produzione su larga scala potrebbe ulteriormente ridurne il costo.
Ogni mini reattore nucleare potrà disporre di una potenza pari a quasi 500 MW, sufficiente per alimentare oltre un milione di abitazioni. Stando alle previsioni di Downing Street i primi cinque potranno essere pronti entro il 2031, per poi aggiungerne ulteriori 11 negli anni successivi. Con questo piano il governo britannico non vuole solo fornire energia pulita ma anche portare benefici all’economia britannica. Si stima infatti che il progetto creerà 40mila posti di lavoro, oltre alla possibilità di controllare un mercato mondiale capace di valere fino a 250 miliardi di sterline.
Giuseppe De Santis
2 comments
L’energia nucleare è definita come non rinnovabile.
Aumenta il gradiente termico intorno a se.
Ha grandi problemi di smaltimento delle scorie nucleari che possono rimanere radioattive anche per migliaia di anni.
@sergio pacillo:
le centrali di terza generazione dovrebbero poter bruciare anche lo scarto della prima fissione,che è il plutonio:
questo abbatte molto sia l’emivita finale
che la radiazione emessa degli scarti.
inoltre uno dei tipi di centrale a fissione di III generazione dovrebbe essere a sicurezza passiva,cioè se qualcosa va storto nei sistemi di sicurezza si spegne da sola,non potendo sostenere la fissione da sola.
e quelle possiamo già costruirle…
però c’è da dire che comunque l’uranio è poco quindi avremo comunque problemi sul medio periodo:
una vera soluzione di lungo dovrebbero essere le centrali al torio,
che è MOLTO più abbondante e diffuso dell’uranio
e sono intrinsecamente enormemente più sicure:
infatti hanno una bassa temperatura di funzionamento
– no esplosioni –
non possono restare in funzione senza iniezione di protoni accelerati
– ergo se spegni il macchinario che li accelera si interrompe la fissione –
hanno uno scarto poco radioattivo,il cui dimezzamento si conclude in meno di 300-500 anni,invece che in decine di migliaia..
– quindi no scorie pericolosissime e non stoccabili in modo sicuro per
tempi geologici –
e dulcis in fundo….
il torio è molto più disponibile dell’uranio:dieci volte di più,circa come il piombo,e abbiamo giacimenti definiti “significativi” anche in italia.
tutto questo è raggiungibile – investendoci sopra – già in una decina d’anni…
venti al massimo,
mentre le centrali a fusione
– realisticamente parlando –
sono un bel sogno e tale resteranno ancora per molti,molti anni:
tutti gli addetti ai lavori ne sono consapevoli…
che poi lo vadano a dire in giro,è un’altra storia.