Roma, 13 nov – Ddl concorrenza o Ddl svendita? Questa la provocazione lanciata dal deputato (ex M5S) Raphael Raduzzi, che denuncia il rischio di una liberalizzazione indiscriminata a seguito del disegno di legge licenziato di recente dal governo. Un testo tarato su misura per aderire alle condizionalità previste per ottenere i tanto agognati fondi del Next Generation Eu e che, allo stesso tempo, può rappresentare la conclusione di un percorso iniziato tempo fa.
Ritorniamo all’estate 2011. E’ in quel frangente che Jean-Claude Trichet e Mario Draghi, rispettivamente governatore uscente ed entrante della Bce, scrivono la famosa lettera al governo Berlusconi. Quella che spianerà, di lì a pochi mesi, la strada all’esecutivo Monti. Nella missiva, oltre alle misure lacrime e sangue poi messe nero su bianco dall’ex rettore della Bocconi, si “suggeriva” un esteso programma di liberalizzazioni e privatizzazioni, specialmente per quanto riguarda i servizi pubblici. Un vecchio pallino, insomma.
Con il Ddl concorrenza un nuovo assalto alla diligenza
Così, a dieci anni di distanza, si prepara un nuovo giro di vite. Perché è vero che il Ddl concorrenza passa alla cronaca per le concessioni balneari e per le licenze dei taxi. Al suo interno, però, l’assalto alla diligenza è ampio e variegato. E punta proprio ai servizi pubblici, con un occhio di riguardo per quelli a rilevanza locale. Come? Disincentivando il più possibile la gestione degli stessi da parte degli enti territoriali (Comuni in primis), che saranno costretti ad una serie di adempimenti tra i quali spicca la necessità di dover fornire una “motivazione anticipata e qualificata […] delle ragioni che […] giustificano il mancato ricorso al mercato”. Un’inversione dell’onere della prova che rischia di mandare all’aria anche quelle gestioni pubbliche (e sono tante) caratterizzate da elevati livelli qualitativi.
Il tutto, ovviamente, in nome di un mercato che, in presenza di monopoli naturali, ha già dato prova di buone performance. I risultati li che abbiamo potuto apprezzare, ad esempio, con la gestione di Autostrade per l’Italia. Adesso, con il Ddl concorrenza, il modello viene esteso urbi et orbi senza potenzialmente alcun limite. Se non quello dei portafogli gonfiati dalle rendite di posizione di chi subentrerà. Dall’acqua ai rifiuti, passando per il trasporto pubblico, il campionario in (s)vendita è vasto: l’Ue impone (in cambio della possibilità di farci usare i nostri soldi), il liquidatore esegue contento.
Filippo Burla
2 comments
Dopo aver massacrato i piccoli, i medi, si riversano sui bersagli più grossi ! Non a caso le banche sono diventate dei “banconi”.
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna.
Dal libro del profeta Daniele.