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Polonia: “Se la Ue non ci dà i fondi, pronti alla Terza guerra mondiale”

by Gabriele Costa
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Polonia Ue

Varsavia, 26 ott – I rapporti tra Polonia e Unione europea sono ormai ai minimi termini. E il recente botta e risposta tra Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, e Mateusz Morawiecki, premier polacco, sta lì a testimoniarlo. Ma invece di raffreddare i toni (o magari piegarsi ai diktat di Bruxelles, come vorrebbe la stampa europeista), il primo ministro della Polonia ha pensato bene di rilanciare.

La «guerra» tra Polonia e Ue

«La Ue avanza delle richieste puntandoci una pistola alla tempia», ha denunciato in un’intervista al Financial Times. Il riferimento è alla minaccia fatta dalla Commissione Ue alla Polonia: se Varsavia non cambierà la propria riforma della giustizia, Bruxelles provvederà a bloccare i fondi del Recovery Fund. «Se qualcuno ci attaccherà in modo assolutamente ingiusto», ha commentato Morawiecki, «ci difenderemo in ogni modo possibile. Riteniamo che questo sia già un approccio discriminatorio e un diktat». E infine la bordata: se la Ue intende bloccare i fondi, scatenando così la «terza guerra mondiale», la Polonia «si difenderà con tutte le armi a disposizione».

Nervi tesi tra Varsavia e Bruxelles

Naturalmente, le parole di Morawiecki hanno destato molto scalpore. Eric Mamer, portavoce della Commissione europea, ha affermato alla stampa: «I contatti con la Polonia sono in corso. Non c’è una nuova scadenza ma le discussioni proseguono. Non rispondiamo mai a dichiarazioni rilasciate in interviste. Ma l’Unione europea è un progetto che ha contribuito con grande successo a stabilire una pace duratura fra i suoi Stati membri e continuerà a farlo. Non c’è posto per la retorica bellica». Per questo motivo Piotr Müller, portavoce del governo polacco, ha poi specificato che il riferimento alla terza guerra mondiale rappresenterebbe «un’iperbole, una figura retorica che viene utilizzata in varie situazioni e non va presa alla lettera». Sia come sia, i rapporti tra Polonia e Ue sono più tesi che mai.

Gabriele Costa

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