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Allarme “covibesity”: obesità da lockdown per il Covid. Bambini a rischio

by Ludovica Colli
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Roma, 22 ott – La chiamano “covibesity“, obesità da lockdown anti Covid, e colpisce i bambini: è l’allarme lanciato dai pediatri. Abitudini alimentari peggiorate e riduzione dell’attività fisica durante il confinamento hanno portato al raddoppio (e oltre) dell’indice di massa corporea in bambini e ragazzi. Secondo uno studio dei Cdc Usa, condotto su oltre 432mila bambini e ragazzi tra 2 e 19 anni, il tasso di incremento dell’indice di massa corporea (che misura il rapporto tra peso e altezza) è raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemico. E nella fascia di età tra 6 e 11 anni è addirittura aumentato di due volte e mezzo. Mentre la percentuale di bambini e ragazzi obesi censiti nello studio in un anno è passata dal 19,3% al 22,4%. E chi era già in sovrappeso o obeso ha guadagnato oltre mezzo chilo al mese, un ritmo di crescita che, trasposto in sei mesi, significa 3-4 kg in più. Più del doppio di quello che dovrebbe essere il giusto aumento di peso di un bambino sano.

“Covibesity”: bambini italiani a rischio obesità da Covid per colpa del lockdown

Venendo all’Italia, per i nostri bambini e adolescenti, che già prima della pandemia registravano tassi di sovrappeso pari al 20,4% e di obesità pari al 9,4%, il quadro non sembra essere molto diverso. Infatti diversi studi hanno dimostrato un aumento del consumo di dolci e alimenti calorici e della sedentarietà, rispetto al periodo pre-pandemico. Circa il 40% dei bambini ha modificato le proprie abitudini alimentari durante la pandemia. Il 27% ha mangiato di più, incrementando in particolare il consumo di snack (60,3%), di succhi di frutta (14,0%) e di bibite (10,4%). Di contro, è aumentato di circa cinque ore al giorno il tempo passato davanti a uno schermo nei bambini di età compresa tra 6 e 18 anni. Complice anche la Dad, la didattica a distanza.

Sip: “Bisogna promuovere adesione a corretta alimentazione”

“Alla luce di questo scenario, diventa ancora più importante promuovere l’adesione alle raccomandazioni di una corretta alimentazione di bambini e adolescenti. Perché l’epidemia dilagante di obesità infantile, aggravata dalla pandemia, è più silenziosa, ma altrettanto pericolosa di quella ingenerata dal Covid-19”. Lo spiega Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip) e docente di Pediatria all’Università Federico II di Napoli. “Oltre a sovrappeso e obesità, diverse forme di malnutrizione sono state esacerbate dalla pandemia da Covid-19. Basti pensare ai disturbi dell’alimentazione, cresciuti del 30%”, evidenzia Francesco Chiarelli, presidente Sip Abruzzo e direttore delle Scuole di specializzazione in Pediatria di Chieti e L’Aquila. “Deve essere chiaro – aggiunge – che mantenere un corretto stato nutrizionale è fondamentale per la salute di bambini e adolescenti. Specialmente in un periodo come quello attuale, in corso di emergenza sanitaria”.

“Modello di riferimento deve essere la dieta mediterranea”

Complice anche il boom delle consegne di cibo a casa registrato durante il lockdown, gli italiani si sono allontanati troppo da un regime alimentare sano. “Il modello alimentare di riferimento è la dieta mediterranea – rimarca Elvira Verduci, consigliere nazionale Sip e docente di Pediatria all’Università degli Studi di Milano -. Ricca di alimenti di origine vegetale (verdure frutta, cereali integrali, legumi, semi). Caratterizzata dall’impiego di olio di oliva come principale fonte di grassi aggiunti. E da un consumo moderato di pesce, uova, pollame e prodotti caseari abbinato ad un ridotto consumo di carne rossa. Diversi studi su bambini e adolescenti hanno dimostrato che minore è l’aderenza al modello mediterraneo e maggiore è la prevalenza di sovrappeso e obesità”.

Proprio per favorire corretti stili alimentari e di vita, la Sip ha aderito al progetto “Non siete soli” promosso da Eni Foundation, in collaborazione con Cisom, Caritas Ambrosiana e Fondazione banco alimentare. All’interno del progetto la Sip promuoverà campagne di educazione rivolte alle famiglie, ai ragazzi, con alcune iniziative nelle scuole, e agli 11mila pediatri che aderiscono alla società scientifica.

Ludovica Colli

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