Tra le risibili ragioni per le quali Fedez si è dichiarato indisponibile, con sua moglie, a parlare con Matteo Renzi, che ha proposto alcune interessanti osservazioni sul ddl Zan attraverso uno dei suoi iniziali proponenti, Ivan Scalfarotto, c’è il disprezzo per la politica. Il Fedez afferma: «Renzi è un politico pagato dagli italiani per rappresentarli, Ferragni non grava sulle tasche degli italiani, è un’imprenditrice che esprime il suo pensiero». È difficile capire perché le due categorie debbano essere incomunicanti, come se l’imprenditore non dovesse parlare con il politico; ma ancor più insensata è la motivazione: la diversa fonte degli stipendi e dei redditi.
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di agosto 2021
Se essere pagati dai cittadini merita tanto disprezzo, cosa dire di magistrati, insegnanti, carabinieri, e di ogni altra categoria di lavoratori pagati dallo Stato? Non meritano che si rivolga loro la parola? Preso atto che, per Fedez, «la bassezza della politica italiana è vedere Renzi chiedere un dibattito pubblico a Chiara Ferragni», non si capisce come si spieghi la sua tranquilla disponibilità a dialogare con Alessandro Zan, Marco Cappato e Giuseppe Civati, detto Pippo. Con loro va bene. Non sono forse politici? Eppure Fedez ripete ottusamente: «Ogni volta che io e mia moglie ci permettiamo di esprimere il nostro pensiero, una distesa di giornalisti, intellettuali e politici mettono sullo stesso livello il pensiero di Chiara Ferragni e il pensiero della politica italiana, non cogliendo la differenza».
Parlare di ddl Zan è politica
Tutti gli uomini hanno un pensiero, politici e non politici. Politico è il pensiero del Papa. Politico è il pensiero del Dalai Lama. Politico era il pensiero di Pasolini. Politico era il pensiero di Moravia. Politico è il pensiero di Claudio Magris. Esser stato deputato non ha cambiato il suo pensiero, né quello di Alberto Arbasino, di Gino Paoli, di Saverio Vertone, di Lucio Coletti. Così come non cambiò il pensiero di Benedetto Croce. Ma mi rendo conto che sono personaggi di cui Fedez non conosce, non dico il pensiero, ma neppure il nome, tolto forse Gino Paoli, di cui certamente non ricorda l’esperienza parlamentare.
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Ma insomma tutti hanno un pensiero e tutti hanno il diritto di esprimerlo, perfino Renzi. Perché Fedez dialoga con Civati (piccolo Renzi senza successo), e non con Renzi? L’aspetto più interessante della posizione di Fedez sul ddl Zan è l’aspetto politico. E, come politico, ha più successo che come cantante. Non ne ho memoria, come credo molti. E non mi preoccupa tanto che Fedez faccia politica, quanto che canti. E che, ritenendosi, soprattutto dietro la moglie, uomo di impresa, pensi di parlare al di là e al di fuori della politica, come se appartenesse a un’altra categoria, o fosse diverso (cioè migliore). Ma l’uomo è un animale politico, ed è uomo in quanto fa politica, cioè vive il rapporto con gli altri nella società. Come fa lui. A suo modo.
Nessun equivoco, o infamia linguistica, fu più grave dell’improvvida coniazione del sintagma (Fedez può consultare il vocabolario) «distanziamento sociale», che indicava una condizione reale applicata ai rapporti interpersonali, al punto di impedire ai parenti di vedere il malato morente. Oltre al carattere di disumanità, il concetto era sbagliato, perché si intendeva parlare di…