Roma, 3 ago – Possiamo facilmente definirlo “ius soldi”, come simpaticamente fatto da Dagospia. Non sarà del tutto appropriato, ma rende benissimo l’idea dell’operazione messa in atto dal Qatar, finalizzata a comprarsi gli atleti. A dirla tutta non è neppure una clamorosa novità, perché da anni il piccolo Stato del Golfo – appena più grande dell’Abruzzo e con meno abitanti di Roma – usa i petroldollari per affermarsi nello sport. Lo scempio del Mondiale di calcio 2022 in Qatar, che per la prima volta nella storia si giocherà in pieno inverno, è soltanto l’apice di un lungo lavoro dietro le quinte da parte dell’emirato qatariota.
Lo ius soldi, ovvero la trovata del Qatar per assoldare atleti
E quello che stiamo vedendo alle Olimpiadi di Tokyo non è altro che la prosecuzione di quanto già accaduto a quelle di Rio. Cinque anni fa il Qatar aveva “assoldato” infatti 23 atleti nati fuori dai confini su 39 in tutto. Non soltanto africani, come i corridori sudanesi, ma anche giocatori di beach volley brasiliani, pugili tedeschi e pallamanisti croati. Provenienti da 17 nazioni diverse e più o meno da tutti i continenti della Terra.
L’esempio forse più emblematico è quello del croato Marko Bagaric, giocatore di pallamano alto 2 metri. Durante l’inno nazionale del Qatar, alle Olimpiadi di Rio, rimase in assoluto silenzio. “Cosa posso farci?”, dichiarò alla stampa dopo la partita. “Il Qatar mi ha dato la possibilità di partecipare alle Olimpiadi. È il sogno di ogni sportivo”.
Superfluo chiedersi come faccia questo micro Stato a ingaggiare atleti da far gareggiare ai giochi olimpici e in generale nelle competizioni internazionali. Sic et simpliciter paga molto bene, perché dispone di un’ampia disponibilità economica grazie al petrolio. Ma non è la sola carta utilizzata dal Qatar. Nei confronti soprattutto degli atleti africani usa pure un altro escamotage, tanto efficace quanto discutibile: offre il passaporto. Ovvero regala la cittadinanza agli atleti disposti a gareggiare sotto la bandiera dell’emiro.
Strane coppie e scherzi del “soli”
Così anche a Tokyo a vestire la maglia del Qatar ci sono giocatori molto forti che di qatariota hanno ben poco. Prova ne è, esempio forse più indicativo, quello della coppia Cherif-Ahmed, il primo nato in Senegal, il secondo in Gambia. Ottimi giocatori di beach volley maschile che affronteranno ai quarti di finale gli italiani Lupo e Niccolai. Come se non bastasse i qatarioti, che non sono propriamente qatarioti, li allena un allenatore italiano: Roberto Reggiani.
Curiosità: a Rio l’unica medaglia (d’argento) la vinse l’unico nato davvero in Qatar, a Doha: Mutaz Essa Barshim nel salto in alto. Lo stesso atleta che quest’anno si è aggiudicato l’oro ex aequo con Tamberi. Alla faccia dello ius soldi.
Eugenio Palazzini
1 commento
Se le nazioni “educatrici” non fanno nulla, molti esseri diventano moneta di scambio e furto con destrezza.