Mirandola, 29 lug – Un tempo era un territorio prevalentemente agricolo, oggi è la “Silicon Valley padana”. Questa la storia di Mirandola, comune nella provincia nord di Modena e centro dell’omonimo distretto biomedicale che muove i primi passi negli anni ’60 su iniziativa del farmacista Mario Veronesi.
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Il ‘padre’ del distretto biomedicale di Mirandola
Veronesi intuì per primo le potenzialità commerciali dei prodotti medici monouso e avviò una produzione artigianale nel garage di casa sua. Per poi espandersi e arrivare, nel giro di qualche anno, a vendere sonde, sondini e cateteri ‘usa e getta’ in tutta Italia e anche all’estero. Al genio e al talento imprenditoriale di Veronesi si deve anche la progettazione e lo sviluppo di un nuovo prototipo di rene artificiale tra i più sofisticati all’epoca, grazie al quale la sua società riuscì ad incrementare il numero di dipendenti e ad aprire uffici commerciali in tutta Europa. Con il passare del tempo la specializzazione nella produzione di dispositivi biomedici monouso portò a una rapida crescita delle aziende sul territorio. Il distretto cominciò così a farsi conoscere a livello mondiale attirando l’interesse di alcune delle più grandi multinazionali del settore che decisero di investire nel polo mirandolese.
Primi in Europa e terzi al mondo
Oggi il distretto biomedicale di Mirandola conta oltre 300 imprese specializzate nella produzione di presidi medicali, apparecchiature e prodotti monouso per applicazioni terapeutiche che danno lavoro a circa 5.000 dipendenti con un fatturato complessivo di 1,6 miliardi di euro. Si tratta del più grande polo del settore in Europa e terzo al mondo dopo Minneapolis e Los Angeles. Oltre a Mirandola il distretto si estende anche nei comuni limitrofi di Carpi, Medola, Concordia sul Secchia, Cavezzo, San Felice sul Panaro, San Possidonio, San Prospero e Poggio Rusco.
Più forti anche del terremoto
Nemmeno il terribile sisma che nel maggio del 2012 ha colpito l’Emilia, con epicentro proprio in quella zona, è riuscito a frenarne la crescita. Nonostante i notevoli danni subiti, le aziende del distretto si sono subito attivate per ripartire. Viene stimato che nel 2015 il 90% delle aziende erano tornate a lavorare a pieno regime, nonostante solo il 16% di esse avessero ricevuto aiuti da parte dello Stato.
Lorenzo Berti
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