Bari, 26 mar – “Mi piace la ricerca, lo studio, non mi piacciono le cose semplici. Non ho mai cercato la copertina di Linus”. Si presenta così Valentina Lodovini, al pubblico del teatro Margherita giunto per il Focus a lei dedicato. Evento nell’evento del Bari International film festival.
Raggiante quanto naturale e completamente a suo agio nel contatto col pubblico, un’anti diva verrebbe da dire e lei stessa, rispondendo a una domanda del pubblico riguardo alla mancanza di dive nel contesto attuale del cinema italiano, spiega che oggi non possono esserci “le Loren, le Mangano o le Lollobrigida, perché mancano De Sica, Dino Risi, Monicelli”. Manca il rapporto regista-musa, e questo probabilmente non rappresenta un problema, almeno per lei, convinta che alla base ci sia la necessità di studiare, di vivere per il cinema, di avere la forza di saper dire “no” ai progetti nei quali non si crede. Lei che identifica come suo vero maestro Nikolaj Karpov, il drammaturgo russo scomparso esattamente un anno fa.
Franco Montini, giornalista e critico cinematografico, accompagna con le sue domande l’attrice toscana in un sentiero di racconti e aneddoti che attraversa la sua carriera. E c’è subito tanto da dire, perché l’esordio vero e proprio giunge con Francesca Comencini, che le affida un ruolo in A casa nostra, e poi arriva la chiamata da un regista che per tante colleghe rappresenta un punto di arrivo: Paolo Sorrentino la sceglie per una parte in L’amico di famiglia. Come si riparte dalla cima, come non soffrire di vertigine e mantenere l’equilibrio? La risposta è sempre uguale: con lo studio e la ricerca. E Valentina ha alle spalle una formazione importante, culminata con il diploma conseguito nel 2004 al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. “Un anno particolarmente fortunato quello del 2004” sottolinea “dal quale, oltre a me, sono uscite Alba Rohrwacher e Giulia Bevilacqua”.
Un altro passaggio fondamentale arriva nel 2007. Due lunghi e intensi provini per La giusta distanza, di Carlo Mazzacurati. Il regista le fa ripetere scene su scene, non le parla, non si esprime, sembra perplesso. A questo punto nella sala del Margherita esce la Valentina toscana, spontanea come davanti a un caffè con le amiche. Racconta l’ansia durata un intero fine settimana, chiusa in casa con i rimorsi per non essere stata perfetta, maledicendo le sue aspirazioni eccessive. Poi arriva la chiamata del produttore, Domenico Procacci, che la convoca a casa del regista per parlarle. “Ho pensato: esiste davvero allora! Fino a quel momento per me era una sovrimpressione sullo schermo”. Arriva a casa di Mazzacurati ed è una statua di sale, non per la tensione, non solo almeno, quanto per la sua fobia dei cani. “Ero completamente paralizzata” racconta “Carlo mi parlava e io rispondevo solo a monosillabi. Non avevo capito quasi niente, ho scoperto di essere la protagonista solo quando abbiamo iniziato le riprese”.
Il carattere solare emerge nel corso degli anni, e il passaggio alla commedia, dopo importanti ruoli drammatici, è naturale. Ciò che sorprende è che Valentina Lodovini non entra nel filone della commedia toscana: il suo fisico, i suoi colori, la portano a sud e finisce per interpretare in cinque occasioni una donna napoletana. Benvenuti al sud, nel 2010, diretta da Luca Miniero al fianco di Claudio Bisio, Angela Finocchiaro, Alessandro Siani, Giacomo Rizzo, la fa conoscere al grande pubblico, con quasi 30milioni di euro di incasso al botteghino. L’ultima battuta è rivolta proprio al problema della distribuzione e del calo di spettatori nelle sale. Dal pubblico le chiedono cosa ne pensa, risponde “io sono fortunata, posso permettermi di andare al cinema tre volte a settimana ma la gente, col biglietto a dieci euro come cazzo deve fare!”. Si blocca, ride, si scusa per l’espressione ma non ce n’è bisogno: il pubblico si conquista anche così.
Francesco Pezzuto