Roma, 1 mag – Se già gli scorsi anni c’era poco da festeggiare, dopo più di 12 mesi dallo scoppio della pandemia il Primo maggio diventa ancora di più una mesta ricorrenza. Fatta di tanta retorica da un lato e di disperazione dall’altro. Ascrivendo al primo termine i sindacati della triplice e al secondo i lavoratori. Separati ormai da una clamorosa (ma fino ad un certo punto) frattura tra desiderata e realtà.
900mila occupati in meno
Gli ultimi dati Istat non lasciano spazio a dubbi. Se è vero che il tasso di occupazione prosegue in una (fiacca, a dirla tutta) ripresa, facendo segnare un +0,2% a marzo rispetto a febbraio, è altrettanto vero che si mantiene comunque più basso di due punti percentuali rispetto ai già non esaltanti dati pre-pandemia. Tradotto in numeri grezzi, significa 900mila occupati in meno. Alla faccia di quel “Nessuno perderà il lavoro” che l’allora ministro Gualtieri pronunciava l’11 marzo 2020.
Meglio non va per quanto riguarda la disoccupazione. Registra anch’essa un lieve miglioramento – pur restando in doppia cifra: dal 10,2 scende al 10,1% – ma il tasso resta “viziato” dal blocco dei licenziamenti che il governo ha deciso di prorogare almeno fino all’inizio dell’estate. I veri conti li potremo fare solo dopo.
I giovani non festeggiano il Primo maggio
Un bilancio, invece, si può fare per quanto riguarda i giovani. Il loro Primo maggio ci parla di un tasso di disoccupazione che tocca il 33%: significa che nella fascia 15-24 anni uno su tre è senza lavoro. Non solo: quasi 4,5 milioni di essi sono classificati come “inattivi”, a dire che un lavoro, spesso, nemmeno lo cercano tanto il panorama è desertificato da renderli scoraggiati.
Numeri che ci riportano indietro ai primi mesi del 2012. I primi effetti della riforma delle pensioni targata Fornero iniziarono allora a farsi sentire in termini di mancato ricambio generazionale: la disoccupazione giovanile schizzò fino a superare il 40% a fine 2014. Si sa, secondo il ministro erano svogliati e schizzinosi. Ora siamo di nuovo punto e a caso. Cosa si inventeranno adesso per giustificare l’ennesima tornata di svalutazione interna – questa volta la chiamano lockdown – che si ripercuote sui ragazzi?
Filippo Burla
11 comments
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Ma che minchia c’entra il 1° maggio col lavoro?
Oramai da decenni serve solo a fare un brutto e scialbo concerto organizzato dai sindacati (ma pagato coi soldi pubblici del comune di Roma) per giovani parassiti e sfaccendati neets.
Sei ancora uno di quelli che lega i lavoratori ai socialisti e comunisti? Anche se per taluni non si può più dire, ma me ne frego (visto che anche dalle carceri democratiche si esce con il lavoro), il lavoro-studio rende liberi e se i giovani non sono più nelle condizioni di candidarsi a uomini liberi è sopravvenuto qualcosa di più: scuole pessime, famiglie snervate, tossicità di vario genere a più non posso e strumentalizzazioni… anche sindacali.
Se il fascismo non c’è, almeno il 1° maggio lasciamolo! Contribuiamo a rivalutarlo, a integrarlo, ma non a sputarci sopra. Specie di questi tempi nei quali avere il lavoro è davvero festa.
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[…] 1 mag – Oggi Primo maggio, in tutta Italia si manifesta per il diritto al lavoro e al salario e la sinistra sfila magicamente per la strade aggrappandosi malamente a questi slogan. […]
boh…
ho una paninoteca a verona,
e ho SEMPRE avuto problemi a trovare personale affidabile,
e tenermelo:
ANCHE durante le crisi,e ANCHE pagando bene.
il problema è che i giovani di oggi di lavorare seriamente e sopratutto,continuativamente
compresi fine settimana,serali,d’estate ecc (eccettuati ovviamente giorni di riposo,ferie e malattie)
NON ne vogliono sapere.
non hanno più quel cervello….
oggi cercano il minimo impegno,più che la resa:
tipo un lavoretto da cinque o sei ore al giorno con settimana corta,,tanto poi a casa hanno la stanza pulita e la pastasciuttina della mamma che li aspetta.
sarebbe anche ragionevole entro certi limiti…
se non fosse che i ragazzi che amano vivere in questo modo,sono
gli stessi che poi vorrebbero trovare dei giovani a servirli dietro al bancone,
così si sentono a casa….e
li vorrebbero italiani,
e ovviamente….
vorrebbero PURE trovare il locale aperto fino a notte fonda anche nei festivi e d’estate,
che loro vogliono poter bere o mangiare alle due del mattino.
di fatto,vogliono…tutto.
ma di fare la loro parte perchè il tutto ci sia,
non ne vogliono sapere.
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