Roma, 18 apr – Quasi 40 miliardi di salari e stipendi lasciati sul campo, con un calo del 7,47% rispetto al 2019. Merito, se così si può dire, delle continue chiusure, che fanno scendere l’ammontare dei salari da 525 a 486 miliardi. Lo si apprende dalle ultime rilevazioni di Eurostat sulle principali componenti del Pil.
Italia maglia nera in Europa
Tra le principali economie del vecchio continente, l’italiana è quella che fa peggio. La Francia perde infatti “solo” 32 miliardi (-3,42%), la Spagna fa anche peggio con -6,44% (28 miliardi in meno). Quasi nullo l’effetto in Germania (-13 miliardi ma su una massa di 1500: -0,87%), mentre nei Paesi Bassi si registra addirittura un segno positivo.
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Il confronto è impietoso allargando lo sguardo all’interna Unione Europea. Nel complesso dei 27, il calo del monte salari si attesta all’1,92%.
Quota salari sempre più bassa
Se bisogna tornare alla grande crisi (2008-2009) e alla stagione dell’austerità montiana (2011-2013) per osservare una contrazione, quella del 2020 risulta impressionante perché ci fa tornare indietro a prima del 2016. In quell’anno il totale dei salari aveva toccato i 490 miliardi, “spinta” non certo dal Jobs Act renziano bensì dalle decontribuzioni
Al di là dei valori assoluti, ancora più preoccupante era e rimane il dato della quota salari sul Pil, che rappresentando la percentuale di ricchezza prodotta che finisce ai lavoratori approssima la qualità della redistribuzione del reddito. Ebbene, quest’ultima è in calo almeno dall’inizio degli anni ’80. Una decrescita, eccezion fatta per alcune piccole correzioni all’insù, praticamente costante. Tanto da farla scivolare di un altro mezzo punto percentuale: dal 52,7 al 52,2%. Mai così bassa dal 2007 ed esattamente 10 punti in meno rispetto a meno di 40 anni fa.
Filippo Burla
1 commento
L’ ultimo paragrafo vale tutto!!
Interessante indagare o almeno intuire i dati positivi olandesi. “Azzardo”: semenze, chimica, organismi e sostanze modificate… sparse globalmente a più non posso.