Roma, 25 apr – Loghi delle squadre di calcio, breve storia. Correva l’anno 1914 quando un giovane pubblicista che risponde al nome di Benito Mussolini commissiona ad un ragazzo milanese il logo del giornale “Il Popolo d’Italia”. Il ventisettenne in questione è Giorgio Muggiani, pioniere dell’illustrazione pubblicitaria. illustratore, grafico, pittore e appassionato di un (semi)sconosciuto sport scoperto in Svizzera. Tra gli altri collabora con La Rinascente, Martini, Cinzano, Moto Guzzi e Pirelli. Il suo nome è però destinato a “rimanere negli annali” per la realizzazione nel 1908 del logo della sua nuova creatura calcistica: l’Internazionale Football Club Milano.
I loghi delle squadre di calcio, dallo stemma al brand
Lo stemma, lettere bianche I, F, C e M intrecciate su campo tondeggiante dorato, delineato da due cerchi concentrici rispettivamente nero e azzurro, tornerà ciclicamente sulle maglie della squadra meneghina. Anche l’ultimo restyling, datato marzo 2021, ricorda vagamente il “blasone” originale, con le sole nivee I e M su di un azzurro brillante contornato di nero. Prima dei meneghini, i veronesi dell’Hellas hanno rinnovato (giugno 2020) la propria veste grafica. Anche in questo caso – due teste di mastino bifronti con la scala a quattro pioli – una moderna evoluzione di un precedente emblema, in versione decisamente minimal.
Precorritrice in questo senso la Juventus. Già nel 2017, con l’intento di svecchiare la propria immagine e orientarsi quindi al “mercato” della generazione Z, decide di farsi raffigurare da una J “strisciata” di bianconero che ricorda la tipica forma dello scudetto. Più legati alla tradizione, ma sempre in chiave stilizzata, negli ultimi anni hanno rinnovato il logo pure Brescia, Cagliari, Napoli e Palermo.
Sempre meno stemma, sempre più brand quindi. La funzione identificativa rimane la stessa, la differenza semmai è quello che le società vogliono comunicare. Più legato a un senso comunitario, di appartenenza, a un qualcosa da condividere “di persona” l’orientamento delle squadre medio-piccole, marcatamente territoriali. Direzionata invece totalmente al consumatore finale, meglio se social, la tendenza moderna delle multinazionali Inter e Juve.
L’araldica dei calci
Se i loghi delle squadre nel corso del tempo hanno subito – e subiranno inevitabilmente – cambiamenti e stravolgimenti, la figura “allegorica” a cui è idealmente associata ciascuna di esse è destinata invece a durare nel tempo. L’abitudine di correlare un club con un preciso simbolo rappresentativo lo si deve all’intuizione di Carlo Bergoglio, disegnatore negli anni ‘20 del secolo scorso per il Guerin Sportivo. In quel periodo il calcio, utilissimo mezzo per completare definitivamente l’unificazione, trova addirittura nel governo fascista uno dei suoi maggiori sponsor. Creazione di squadre cittadine, costruzione di stadi, importanza della nazionale, utilizzo della radiodiffusione. Un vero e proprio fattore sociale.
Per uscire dal “grigiore” di una “mancata denominazione popolaresca” nell’ottobre del ‘28 Carlin si prende infatti la briga di associare a ciascuna compagine del campionato di Divisione Nazionale (il girone unico vedrà la luce solamente la stagione successiva) un animale. A più di novant’anni di distanza tali raffigurazioni – quasi totalmente faunistiche – sono salde al loro posto. Nell’immaginario collettivo il Milan non può prescindere dal diavolo, l’Inter dal biscione visconteo e la Roma dalla lupa. Indissolubili i connubi tra Venezia e il leone alato, Torino e il toro rampante, Modena e il canarino, Genoa e il grifone, Brescia e la leonessa, Atalanta e l’omonima eroina.
Tradizione e innovazione
Da una parte troviamo quindi la dinamicità del logo, dall’altra la l’inamovibilità del simbolo. Concetti diversi ma solo apparentemente in antitesi. Il cambiamento, l’evoluzione fanno parte del gioco. Così come la presenza di elementi stabili – anche se, in questo caso, puramente simbolici – che rammentino ai protagonisti in giacca e cravatta la solidità delle radici. Vale per il calcio, vale per la politica, vale per la vita di tutti i giorni.
Marco Battistini