Roma, 10 mar – La relatività generale, una delle teorie più affascinanti che ha rivoluzionato il modo stesso di concepire l’universo compie 100 anni. Nel 1915 infatti il Fisico tedesco Albert Einstein pubblico la sua “Die Grundlage der allgemeinen Relativitätstheorie” che, tradotto, significa “La fondazione della teoria della relatività generale”.
Tutto nacque però 10 anni prima quando il brillante Einstein elaborò la “teoria della relatività ristretta” evidenziando il conflitto tra le equazioni di Maxwell , che rappresentano le leggi fondamentali dell’interazione elettromagnetica, (relative all’elettromagnetismo) e la relatività galileiana della meccanica classica. In seguito però Einstein scoprì che tale formulazione non era compatibile con quanto la legge di gravitazione universale formulata quasi tre secoli prima da Isaac Newton. Per questo motivo Einstein ha rivoluzionato il concetto stesso di gravità formulando una equazione di campo, che è la base fondante della relatività generale, che mette in relazione la forza di attrazione gravitazionale alla curvatura dello spazio-tempo, una sorta di struttura quadri dimensionale composta da tre dimensioni spaziali ed una temporale causata dalla presenza di ingenti quantità di massa. Hai detto niente! Per spiegarla ai più giovani infatti i fisici utilizzano spesso la metafora del “foglio di gomma”: la curvatura dello spazio tempo può essere infatti agilmente visualizzata appoggiando delle masse su un sottile foglio di materiale gommoso o elastico che rappresenta lo spazio-tempo.
La teoria ebbe la sua conferma nel 1919 quando L’astronomo Arthur Eddington riuscì ad osservare alcune stelle nascoste dal Sole proprio grazia alla deviazione della luce prodotta dalla stella stessa. Da allora la teoria è stata sottoposta a numerosi test, l’ultimo dei quali è pubblicato sulla rivista Science: sfruttando l’effetto della cosiddetta Croce di Einstein, un effetto lenticolare che fa percorrere alla luce 4 vie distinte, è stato possibile osservare l’esplosione della supernova Refsdal per ben quattro volte. Patrik Kelly, l’astronomo di Berkley (California) che ha visionato per primo il fenomeno grazie alle immagini prodotte dal telescopio Hubble, ha spiegato “in sostanza vediamo la supernova quattro volte e siamo in grado di misurare lo sfasamento temporale nell’arrivo delle quattro sorgenti luminose sulla Terra. Questo ci potrebbe aiutare a verificare con precisione ancora maggiore le previsioni di Einstein e misurare la velocità di espansione dell’Universo”.
Per celebrare la ricorrenza la stessa rivista Science ha dedicato uno speciale composto da articoli, video, quiz ed addirittura un fumetto interattivo con un giovane Einstein che indossa la tuta di Superman.
Oggi, a cento anni dalla scoperta, la ricerca non ha ancora finito di svelare tutti i misteri. ”Restano aperti almeno due misteri” ha afferma lo stesso il presidente dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni, il primo è la sua origine, il secondo la sua meta a seguito della sua continua espansione. Anche questo quotidiano ha precedentemente descritto recenti studi sulle onde gravitazionali.
Quel che certo è che 100 anni orsono un fisico è stato in grado di formulare una legge che, per usare le parole del presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston, “permette di spiegare fenomeni estremamente complessi che avvengono in prossimità di zona in cui la gravità è intensa”.
Cesare Dragandana