Tutte le regioni destinate a comporre la futura Italia unita, per quanto divise in Stati diversi governati ciascuno a proprio modo, possono oggi vantare i maggiori personaggi che le hanno illustrate nei secoli, ormai acquisiti alla storia nazionale. La Corsica rappresenta un’eccezione alla regola, e ciò dipende dal suo sradicamento innaturale dalla propria comunità di appartenenza e alla forzata annessione a una potenza straniera, la Francia, che la storiografia più accreditata fa rimontare al 1769, anno fatidico per le vicende isolane: disfatta dell’armata nazionale a Ponte Nuovo e nascita di Napoleone Bonaparte ad Ajaccio.
Una terra contesa
L’appartenenza della regione alla Francia ha contribuito a ridimensionarne la memoria, che paradossalmente non appartiene a nessuna delle due nazioni. Emblematico il caso del poeta Salvatore Viale, di Bastia, autore di molte opere nel XIX secolo, uno dei maggiori scrittori nella nostra lingua. Qualcuno farà osservare che si tratta di un «minore» rispetto ai grandi quali Foscolo, Manzoni, Leopardi o Carducci, ma di sicuro non sfigura di fronte a Parini, Marradi, Pascoli. E allora per quale motivo non se ne trova traccia nelle antologie scolastiche, né in Italia né in Francia? La risposta è semplice: perché gli italiani lo considerano francese e i francesi italiano.
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di marzo 2021
Tale discriminazione non colpisce soltanto i letterati, ma anche i politici e i militari, destino riservato allo stesso Babbu di a Patria, il generale Pasquale Paoli (1725-1806). Se egli fosse vissuto in un qualunque Stato pre-unitario, la storia lo ricorderebbe oggi come uno dei governanti più dotti e illuminati della sua epoca, ma in quanto figlio della Corsica non gode della fama che pur avrebbe meritato. Molti preclari ingegni a lui contemporanei ne apprezzarono l’intelletto e le doti umane. Vittorio Alfieri gli dedica la tragedia che esalta in Timoleone il rivendicatore della libertà: «Al nobiluomo Pasquale de’ Paoli propugnatore magnanimo dei Còrsi». Sul frontespizio del libro l’Alfieri scrive inoltre queste parole: «Invano o Paoli, tu con la spada ed io con la penna, abbiamo tentato di risvegliare l’Italia. Vedi se la mia mano ha potuto qui segnare i sentimenti del tuo cuore». Mentre il grande drammaturgo vedeva in Paoli un precursore della libertà italiana, la sua fama si allargava a tutta l’Europa, sia presso gli intellettuali di maggiore rilievo come Jean-Jacques Rousseau, sia presso le principali corti reali: l’inglese, la prussiana, l’austriaca.
Chi era Pasquale Paoli
Ma chi era davvero il nostro, e cosa aveva fatto per conquistarsi un così grande credito internazionale? La sua figura s’inserisce fra i celebrati eroi dell’indipendenza còrsa: Sambucuccio d’Alando, Vincentello d’Istria, Sampiero da Bastelica…
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