Roma, 18 mar – La Danimarca ha annunciato un giro di vite sulla presenza di immigrati nei quartieri periferici più svantaggiati, riducendo il numero di residenti “non occidentali”, ed eliminando il controverso termine di “ghetto”. Nel disegno di legge – una revisione dei provvedimenti esistenti sulla lotta alle “società parallele” in stile banlieue parigine – il ministero degli Interni ha proposto che la quota di immigrati in ciascun quartiere sia limitata a un massimo del 30% entro 10 anni. Lo riporta il Guardian.
Danimarca, stretta sugli immigrati nei quartieri periferici
La Danimarca tiene, da anni, una delle politiche sull’immigrazione più restrittive d’Europa. Un pugno duro che il primo ministro socialdemocratico, Mette Frederiksen, ha mantenuto da quando è salita al potere nel giugno 2019. Il ministro dell’Interno, Kaare Dybvad Bek, ha affermato in un comunicato che troppi stranieri non occidentali in un’area “aumentano il rischio di sviluppo di società religiose e culturali parallele”.
Ha detto, tuttavia, che il termine “ghetto”, usato per descrivere i quartieri più svantaggiati, sarà rimosso dalla nuova legislazione. Fino ad ora, il termine era stato utilizzato legalmente per indicare qualsiasi quartiere con più di 1.000 abitanti di cui più della metà erano di origine “non occidentale” e che soddisfaceva almeno due di questi quattro criteri: oltre il 40% dei residenti disoccupati; più del 60% dei residenti tra i 39 e i 50 anni senza istruzione secondaria superiore; tasso di criminalità tre volte superiore alla media nazionale; residenti con un reddito lordo inferiore del 55% rispetto alla media regionale.
Misure sempre più restrittive
Già in passato il governo aveva introdotto misure che obbligavano ogni immigrato a passare almeno un test di conoscenza della lingua. Adesso il governo vuole andare oltre con la proposta di sottoporre agli immigrati cinque domande sui valori danesi, spiegare in una lettera perchè vogliono vivere in Danimarca e sottoporsi a un’intervista per accertarsi delle loro vere intenzioni. Sarà inoltre vietato l’ingresso a tutti i condannati per terrorismo, stupro e fatti legati alla criminalità organizzata. Non un fulmine a ciel sereno: pochi giorni fa l’esecutivo aveva tolto lo status di rifugiato a decine di profughi siriani.
Cristina Gauri