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Bassetti boccia il Cts: “E’ la prova che il governo non premia la competenza”

by Cristina Gauri
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Roma, 26 nov – L’idiosincrasia di Matteo Bassetti per l’operato del Cts è cosa arcinota, soprattutto riguardo la fumosità delle regole con cui viene operata la selezione dei membri del Comitato. «Le difficoltà nel trovare il nuovo commissario alla Sanità della Calabria», secondo l’infettivologo genovese, hanno «ampiamente dimostrato» che «nel nostro Paese purtroppo si tende a non dare forza al merito e alla competenze».

Nessuna regola che premi il merito

Così afferma duramente ai microfoni di AdnKronos il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova: «C’è un corto circuito in questo. Si vede da come è stato selezionato chi sta nel Cts e da altre situazioni. Quindi non mi stupisco che non si trovi una persona» per il ruolo di commissario calabrese. «Siamo il Paese che negli ultimi 30 anni non ha stabilito delle regole chiare per premiare il merito».

Come vengono scelti i membri del Cts?

La richiesta di chiarificazione dei criteri con cui vengono selezionati i membri del Cts è un argomento già toccato da Bassetti. Già due settimane fa era ritornato sulla questione intervenendo alla trasmissione L’aria che tira: «I direttori dei ministeri, come hanno fatto carriera? Voglio capirlo perché io, da cittadino – prima che da medico – voglio capire chi gestisce gli aspetti sanitari del Covid. Voglio sapere con che criteri sono stati scelti. il Cts ha deciso a quanti centimetri dovessero essere distanziati gli ombrelloni sulla spiaggia per evitare il contagio… non poteva suggerire chi e come curare a casa i pazienti?». Dall’infettivologo, infatti, era partita anche l’accusa, sempre rivolta al Comitato tecnico scientifico, di non aver stilato dei protocolli per le cure domiciliari. 

Secondo Bassetti le scuole devono aprire

Sempre ad AdnKronos Bassetti stigmatizza la decisione di chiudere le scuole. «Sono sempre stato dell’idea che le scuole non andavano chiuse. Basta vedere il resto d’Europa dove nessuno le ha chiuse. O pensiamo di essere i più furbi, o dovremmo guardare a chi fa meglio di noi. Io credo si debba tornare a scuola con tutte le misure di sicurezza», incalza Bassetti. «Nelle scuole secondarie i ragazzi sanno che indossare la mascherina è fondamentale».

Piuttosto che privare gli studenti delle lezioni in presenza e relegarli alla Dad, l’infettivologo trova invece di fondamentale importanza «ragionare sui trasporti pubblici locali. Magari ipotizzando che nella fascia oraria 6-8.30, in cui si spostato i liceali, gli anziani dovrebbero rimanere a casa», suggerisce. «Ma questo fa parte dell’organizzazione della società in tempo di emergenza. Cosa fatta in altri Paesi, ma da noi no», conclude amaramente.

Cristina Gauri

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