Roma, 5 nov – E’ rivolta delle regioni di centrodestra contro il Dpcm del governo giallofucsia che le spedisce nelle zone a rischio, condannandole a dure restrizioni – per le regioni rosse a un vero e proprio lockdown – che colpiranno ulteriormente l’economia del territorio (oltre che esacerbare gli animi dei cittadini). Il sospetto è che Giuseppe Conte abbia voluto penalizzare le regioni governate dai suoi avversari politici e al contempo proteggere quelle in mano ai governatori dem. Il caso che più dà scandalo è quello della Campania, dove fino a pochissimi giorni fa lo “sceriffo” Vincenzo De Luca invocava il lockdown sine die e ora magicamente la regione è gialla, ossia classificata con il rischio minore sul fronte dell’epidemia coronavirus.
Fontana: “Lombardia zona rossa schiaffo in faccia a tutti i lombardi”
Il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana giudica “inaccettabile” il fatto che, “da nostre informazioni, l’ultima valutazione della cabina di monitoraggio del Cts con l’analisi dei 21 parametri risale a circa 10 giorni fa“. In sostanza, l’applicazione dei criteri per spedire la regione in zona rossa è stata fatta su dati vecchi, mentre il quadro attuale sarebbe migliorato. “Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all’ora di cena, che la nostra regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile”. Il presidente della regione denuncia il fatto che le sue richieste “non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita”, è l’accusa di Fontana.
L’accusa di Musumeci: “Tutte le regioni penalizzate appartengono al centrodestra”
Ancora più pesante la condanna di Nello Musumeci: “Basta guardare la comparazione con altre regioni, per capire come la dichiarazione di arancione per la Sicilia sia assolutamente immotivata. Eravamo assolutamente convinti che saremmo stati inseriti nella fascia gialla… altre regioni che potevano stare al posto nostro, sono invece gialle… questo alimenta sospetti. Se c’è un regia politica per colpirci? Basta mettere a confronto i dati attuali della Sicilia con quelli di altre regioni – fa presente il governatore – per rendersi conto di come il sospetto possa trovarsi dietro l’angolo. Tutte le zone penalizzate appartengono al centrodestra, migliaia di siciliani la pensano con l’impronta del sospetto”, afferma senza mezzi termini. “Il governo avrebbe potuto, anzi dovuto – anziché scaricare sui presidenti di Regione le responsabilità – optare per un unico provvedimento di carattere nazionale, consentendo poi ai presidenti di Regione di adottare misure più o meno restrittive”, è il punto di vista di Musumeci, intervistato da RaiNews24. “Chiedo al governo centrale di ripensarci, con un esame più sereno e approfondito si potrà rivedere il colore della Sicilia”, sottolinea Musumeci, secondo cui la conferma della fascia arancione “massacrerebbe la posizione della Sicilia, un tessuto già massacrato dalla prima ondata”.
Miccichè: “Conte venga in tv a spiegarci i veri motivi per cui vuole far morire la Sicilia”
A metterci il carico Gianfranco Miccichè: “Non lo voglio neanche pensare che Lazio e Campania siano state classificate regioni gialle perché dello stesso colore politico della maggioranza che sostiene il governo nazionale. E, quindi, non voglio neanche credere che si tratti di marchette sulla pelle dei siciliani”, commenta il presidente dell’Ars. “O c’è stato un palese errore – fa presente -, o qualcuno dovrà spiegarci perché le regioni più colpite dal Covid sono quelle meno colpite dalle decisioni del governo. Conte questa volta venga in tv per spiegarci i veri motivi per cui ha deciso di fare morire la Sicilia“.
Su tutte le ire anche il presidente calabrese facente funzione, Nino Spirlì. La sua regione infatti è in fascia rossa. “Costernazione, rabbia e sgomento. È un tentativo di piegare la schiena ai calabresi, che non si inginocchieranno neanche questa volta, come non hanno mai fatto. È una decisione ingiusta che ci accomuna a territori ben più in crisi“, fa presente Spirlì. Il dato oggettivo che tuttavia emerge al di là della dialettica politica è che la sanità della Sicilia o della Calabria hanno serie difficoltà nella gestione dell’emergenza coronavirus per carenze strutturali. Ma questo vale a maggior ragione per la Campania. Eppure è zona gialla.
De Magistris: “In Campania i conti non tornano”
E a far presente che in Campania “i conti non tornano” è pure il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, di certo non un nemico del governo giallofucsia. “Due settimane fa il presidente della Regione Campania annunciava che avrebbe proclamato il lockdown per la gravissima situazione dei contagi Annuncio poi caduto nel vuoto – fa presente -. Una settimana fa il professor Ricciardi, consulente del governo, annunciava in televisione che Napoli sarebbe dovuta andare in lockdown. Ieri sera abbiamo appreso dal presidente del Consiglio che la Campania è zona gialla, quindi tra le regioni a più basso rischio in Italia. Eppure gli ospedali a Napoli, ed in Campania, sono al collasso“, è l’allarme lanciato da De Magistris (non proprio un fan del governatore De Luca). Il quadro che delinea il sindaco partenopeo è terribile: “Ambulanze utilizzate come letti di reparto, macchine in fila fuori gli ospedali per attendere cure che non arrivano, persone che rischiano di morire perché non ricevono adeguata ed immediata assistenza, positivi sintomatici spesso abbandonati presso le proprie abitazioni. Siccome la situazione è drammatica presso le strutture sanitarie, delle due l’una: o la Regione Campania non fornisce dati reali ed attuali al ministero della Salute, oppure la sanità in Campania è andata in tilt nonostante siamo al livello giallo, il più basso di rischio tra le Regioni in Italia. Siamo sconcertati e preoccupati. Abbiamo il diritto di capire e di ricevere dal Governo informazioni precise”, è la richiesta di De Magistris.
Zaia si dissocia: “Legittimo protestare ma è fondamentale il contraddittorio sul fronte tecnico”
Chi invece getta acqua sul fuoco e si dissocia dalle posizioni prese da governatori del suo stesso schieramento è Luca Zaia: “Penso che sia legittimo protestare, ma è fondamentale il contraddittorio, non dico politico ma sul fronte tecnico. Io non vengo qui a lamentarmi”, dice il presidente del Veneto ai microfoni di Radio anch’io su Radio Uno Rai. “Nel momento in cui c’è questo casino – è il rimprovero di Zaia – e tutti i giorni facciamo la conta dei morti, penso sia fondamentale che il presidente del Veneto si occupi del Veneto. Le cose non sono mai perfette. C’è sempre qualcosa da dire o da rivendicare. Ma cerchiamo di andare avanti con l’obiettivo di uscirne fuori velocemente. Il picco dovrebbe essere il 20 novembre e poi la curva dovrebbe scendere. Ma nulla è certo”, conclude il governatore leghista.
Adolfo Spezzaferro
2 comments
Per prima cisa sono presidenti di regione, non governatori…. Chiamiamo le cose col loro nome.
È seconda cosa, sono tutti d’accordo se qualcuno non se ne fosse reso conto…
Stanno solo facendo il solito teatrino che porterà il popolo italiota esattamente dove vogliono senza alcun peso di responsabilità
Ditemi che non è vero.