Milano, 13 ott – Inferno al Centro permanente per i rimpatri (Cpr) di via Corelli a Milano. Ieri una trentina di immigrati di origine tunisina ha scatenato una rivolta i due diversi settori della struttura dopo aver «fiutato» aria di espulsioni: vetri rotti, attrezzature e arredamenti sfasciati, estintori svuotati, il tutto al fine di creare diversivi per un tentativo di fuga generale. Tempestivo l’intervento di ambulanze e camionette della polizia. Dai mezzi blindati sono scesi agenti in tenuta antisommossa che assieme ai colleghi dell’ufficio immigrazione e a quelli delle volanti sono intervenuti in massa per soffocare la rivolta. Dato il tentativo di evasione alla fine dei disordini, durati poco più di un’ora, si è provveduto a conteggiare le persone rinchiuse nel Cpr. Secondo quanto riportato dal 118, nel corso della protesta due immigrati di 22 e 23 anni sarebbero rimasti lievemente feriti e sono stati trasportati all’ospedale Fatebenefratelli. Per altri due è stata sufficiente una medicazione sul posto.
Durissimo il commento di Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stato. «Ieri pomeriggio a Milano ennesima rivolta dei migranti, stavolta per il rifiuto delle espulsioni. Il centro è stato devastato e la protesta degli ospiti sul tetto ha destato forti preoccupazioni. Ancora una volta tutto poteva finire in tragedia, sarebbe bastato che uno dei migranti fosse caduto nel vuoto, o che uno degli agenti fosse rimasto colpito in maniera letale da uno degli oggetti usati per offendere e saremmo qui a raccogliere ettolitri di lacrime di coccodrillo e finta pietà», accusa Mazzetti.
«La situazione nei centri per immigrati di mezza Italia – continua Mazzetti – è fuori controllo», nonostante le autorità, a partire dal ministro Lamorgese, insistano a complimentarsi con le forze dell’ordine «per quanto stanno facendo in tema di immigrazione e di emergenza Covid». Parole di stima vuote, a cui non seguono «provvedimenti minimi per far fronte a questo caos. Noi le rispediamo tutte al mittente. In quei centri, a rischiare la vita, ci sono i nostri poliziotti. Non burocrati, politici e alti papaveri che si trastullano a premere bottoni nelle stanze di Roma», è l’amara conclusione del segretario.
Cristina Gauri
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