Roma, 13 ott – E se alla fine fossero proprio Carlo Calenda e Vittorio Sgarbi i candidati del centrosinistra e del centrodestra a sindaco di Roma? Quello che è uno scenario da fantapolitica allo stato attuale appare però l’unico scenario. Sì, perché ad oggi sappiamo che la “sindaca-sciagura” Virginia Raggi si è improvvidamente ricandidata, che con lei in lizza c’è anche un 20 enne ex Pd poi renziano, tale Federico Lobuono, leader di Pischelli in cammino (non è uno scherzo). E – notizia di ieri – sappiamo che a scendere in campo c’è anche Sgarbi, attuale sindaco di Sutri, con la sua lista Rinascimento (che alle regionali ha preso il 5% in Valle d’Aosta e il 25% al ballottaggio per il sindaco di Aosta). Per il resto – è sotto gli occhi di tutti – centrodestra e centrosinistra sono in alto mare. Ma vediamo perché.
La fuga in avanti della Meloni, che si spenderà “come se fosse il candidato sindaco”
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha annunciato che si spenderà in prima persona per trovare il candidato giusto per il Campidoglio. Una fuga in avanti rispetto agli alleati del centrodestra, Lega e Forza Italia. La Meloni farà un tour nei Municipi della Capitale in vista delle elezioni di primavera dell’anno prossimo. Si impegnerà “come se fosse” il candidato sindaco, assicurano da FdI. Per adesso sul fronte del Carroccio e del partito di Berlusconi tutto tace, ma prima o poi l’impasse sulla candidatura andrà superata. Certo è che l’annuncio di Sgarbi non può passare inosservato.
Storace suona la sveglia al centrodestra: “Sgarbi sindaco di Roma gran figata”
E infatti dalle colonne del Tempo, Francesco Storace scrive che “Vittorio Sgarbi sindaco di Roma già suona come una gran figata“. Ecco perché l’ex governatore del Lazio suona la sveglia al centrodestra: “A me uno come lui piace. Ai partiti mi permetto di suggerire di non perdere tempo“. Quello che possiamo dire è che al netto delle logiche di spartizione in base alla presenza sul territorio e al peso specifico dei partiti della coalizione, Sgarbi (in versione meno borderline e più istituzionale, chiaramente) potrebbe non dispiacere ai leader di Lega, FdI e FI. Ma messa così – lo sappiamo bene – è troppo facile. A tutt’oggi infatti nessuno, tra le fila del centrodestra, si è pronunciato sulla mossa del critico d’arte. “Non ho avuto ancora nessun contatto con Meloni, Salvini e Berlusconi. Per conquistare spazio devi agire in totale libertà, perché è chiaro che loro pensino prima ai loro, o ai militanti. A me non dovrebbe toccare nulla. In questo modo la candidatura si impone. Ho aperto i giochi“, dice Sgarbi. Occhi puntati quindi sulla conferenza stampa che terrà domani (alle 15.30 a Roma a piazza della Maddalena) per illustrare i dettagli della sua candidatura.
Il centrosinistra ha il problema Raggi
Ma se il centrodestra è indietro, il centrosinistra è messo molto peggio. Già solo per la ingombrante presenza della Raggi che si è ricandidata e di ciò che resta del Movimento 5 Stelle. In questi giorni in cui si vocifera della imminente candidatura di Carlo Calenda, leader di Azione (nel partito c’è chi sostiene che l’ex dem sarebbe disposto anche a correre da solo), in casa Pd c’è un gran da fare per porre rimedio alla mossa dell’ex ministro. Calenda intende giocare d’anticipo e sopratutto forza la mano: non ha alcuna intenzione di aspettare che Pd e M5S trovino un accordo sulla falsa riga delle coalizioni risultate vincenti alle ultime amministrative. Anche perché, per arrivare a un accordo, i dem devono aspettare prima che si consumi la farsa degli stati generali del M5S, fissati per il 7 e 8 novembre. Le condizioni comunque Calenda le ha già dettate: “Bene chiarirsi prima. Continuerò a fare opposizione al governo in modo fermo ma costruttivo. Qui si parla di Roma. Sono rimasto nel gruppo Pd-SiamoEuropei al Parlamento Ue. Se decidessi di candidarmi chiederei certamente l’appoggio del Pd. Ma non potrei fare abiure sul governo”.
Zingaretti prende tempo
Dal canto suo, Nicola Zingaretti per adesso mette le mani avanti: “Il candidato sindaco di Roma lo decideranno nelle forme e nei modi che riterranno opportuni, in modo trasparente e autorevole i dirigenti e i cittadini romani“. Una roba stile primarie o simili. Il segretario Pd prende tempo ma è evidente che il nodo è che la Raggi dovrebbe fare un passo indietro e lasciare il campo a un inciucio Pd-M5S. Tuttavia anche tra i dem c’è chi sostiene che la candidatura di Calenda è un’occasione da non perdere. Ma, e questo Zingaretti lo sa, l’operazione dell’ex ministro dem – che poi è la stessa di Sgarbi – è quella di partire da Roma per lanciare il proprio partito su base nazionale e all’interno delle rispettive coalizioni. Sempre se alla fine saranno loro due, i candidati.
Il dato politico è che se centrodestra e centrosinistra proporranno altri candidati, dovranno comunque tenere conto di quanti voti perderebbero, visto che Calenda e Sgarbi sono nomi che tirano. In questa ottica servirebbero nomi ancora più vincenti.
Adolfo Spezzaferro