Roma, 4 ott – I dati del 2020 sull’immigrazione nella nostra nazione sono agghiaccianti e descrivono perfettamente la controversa situazione di cui gli italiani sono vittime passive, impotenti e, troppo spesso, inconsapevoli. L’ultimo rapporto del Viminale – datato 2 ottobre – parla di quasi 24mila arrivi nell’anno corrente, consistente in un aumento superiore al 300% da gennaio ad inizio ottobre, sebbene il lockdown imposto dal governo abbia portato ad una netta diminuzione del numero di arrivi nei mesi di marzo e aprile, per poi ripartire corposamente già a maggio.
La farsa degli accordi di Malta sugli immigrati
Dopo più di anno dalla firma degli accordi di Malta – arrivati il 23 settembre 2019 in seguito al vertice di La Valletta – si può fornire un bilancio preciso sulla qualità degli stessi, soprattutto in relazione ai ricollocamenti in percentuale agli arrivi. A tal proposito è emblematica l’interrogazione prioritaria alla Commissione Europea – garantita grazie all’articolo 138 del Regolamento del Parlamento Europeo – fatta dall’eurodeputata Silvia Sardone lo scorso 29 giugno, in cui si criticava la totale assenza di ricollocamenti nei primi sei mesi dell’anno in corso, benché in Italia fossero già approdati 6.576 immigrati.
Il report qualitativo riferito agli accordi di Malta può già ritenersi concluso, confermando in toto tutti i dubbi presentati all’epoca dalle opposizioni al governo. Innanzitutto il sistema di rotazione dei porti si è dimostrato pura follia, infatti l’unica nazione che ha continuato ad accogliere immigrati anche nei mesi di lockdown è stata proprio l’Italia, dal momento che Francia e Malta rifiutano quotidianamente ogni tipo di attracco. Un secondo grande fallimento sono i ricollocamenti su base volontaria, a cui ogni governo europeo si è appellato al fine di raggiungere il “grande traguardo” di ben zero ricollocamenti nel 2020, come ha puntualizzato la Sardone in Commissione Europea.
Non credere all’Ue è un nostro diritto
Il piano di riforma sugli immigrati proposto dall’Ue negli ultimi giorni dello scorso mese – sul ricollocamento o “rimpatrio sponsorizzato” – non sarà nient’altro che l’ennesimo fallimento in termini di superamento degli accordi di Dublino, dal momento che non attua nulla di diverso da ciò che già l’Europa si è sempre riproposta di fare, seppur con risultati prossimi allo zero. Il problema di fondo delle politiche migratorie comunitarie, che obbligano da sempre l’Italia ad accogliere chiunque – a sue spese – indiscriminatamente, è che si basano sulla solidarietà, un principio idilliaco non attuabile quando si ragiona in termini economico-sociali. Una differenza di questo piano rispetto agli accordi di Malta è insindacabile, ed è relativa al carattere emergenziale di questi ultimi, siglati appositamente per gestire emergenze, per poi rinnegare tutto dal momento in cui, in caso di un numero spropositato di arrivi, ogni Paese può decidere autonomamente di tirarsi indietro.
Nonostante i ricollocamenti siano, ad oggi, non più di qualche decina, ossia una misera frazione del totale se comparati con il numero spropositato di arrivi di quest’anno, l’Unione Europea continua nella sua ridicola opera di persuasione ai danni dei cittadini italiani, proponendo continuamente nuovi divertentissimi accordi che si tradurranno in un’ennesima imposizione di accoglienza gravante sulle nostre tasche.
Giacomo Garuti
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