Massa, 28 lug – Assolti perché il fatto non sussiste, come già era accaduto per dj Fabo. Questa la decisione della Corte di Assise di Massa nei confronti di Marco Cappato e Mina Welby per l’aiuto al suicidio offerto a Davide Trentini, 53enne, da quasi 30 anni malato di sclerosi multipla. Trentini decise di porre fine alle sue sofferenze ricorrendo al suicidio assistito in Svizzera. Pur non essendo tenuto in vita da macchinari come Fabo, per la difesa, era «sottoposto a trattamento di sostegno vitale per le cure farmacologiche che doveva seguire e per l’assistenza specifica di cui usufruiva per vivere»
Per la giuria nessun reato
Secondo la giuria quindi, Marco Cappato e Mina Welby non commisero alcun reato quando aiutarono l’uomo – Cappato economicamente tramite l’associazione Sostegno civile, la Welby completando la documentazione necessaria e accompagnandolo materialmente in Svizzera – a morire col suicidio assistito in una clinica di Basilea, il 13 luglio 2017. Il 14 luglio Cappato e Welby si autodenunciarono presso i carabinieri di Massa, dove risiedeva di Trentini, dando così inizio al procedimento penale che ieri li ha visti assolti sia per l’accusa di istigazione al suicidio sia per quella di aiuto al suicidio.
Welby: “Pronta a rifarlo”
«Sono molto felice. Ricordo quando quel 20 dicembre del 2006 prima di morire Piergiorgio mi disse: promettimi che andrai avanti e che non ti fermerai. Oggi posso dirgli che sono andata avanti e che non mi fermerò mai» queste le parole, riferite alla morte del marito, di Mina Welby che ieri, prima di fare il suo ingresso al palazzo di giustizia di Massa, aveva dichiarato: «Sono serena, ieri notte ho pensato alla mamma di Davide Trentini, la mia battaglia è per lei. Se verrò condannata – ha proseguito – voglio andare in carcere. Ma temo avendo 80 anni che mi diano i domiciliari». E ha poi ribadito: «Dobbiamo ancora ottenere la legge, e nel frattempo sarò pronta ad accompagnare in Svizzera tutte quelle persone che me lo chiederanno».
Cappato incalza: “Ci vuole legge sull’eutanasia”
«Saluto la memoria di Davide Trentini – interviene esultante Cappato dopo la sentenza – un uomo che, nella fretta di smettere di soffrire, si è fidato di noi, ci ha dato fiducia. La sentenza ci ha dato ragione e oggi rende giustizia anche alla mamma di Davide a cui dedico questo momento. Non pensiamo adesso che la legge sull’eutanasia sia inutile perché tanto arrivano le assoluzioni: la legge serve per garantire un diritto a tutti i cittadini e serve ad eliminare una potenziale discriminazione. Non possiamo più accettare che ci sia una discriminazione sulla base della tecnica con cui sei tenuto in vita. L’azione di disobbedienza civile continuerà fino a quando il Parlamento non si sarà assunto la responsabilità che fino ad ora non si è assunto». Rincara la dose la Welby: «Siamo stati prosciolti e per me questa decisione è come una cometa che segna al Parlamento cosa deve fare, ovvero una legge per l’eutanasia».
Il pm Marco Mansi aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi per i due: «Chiedo la condanna ma con tutte le attenuanti generiche e ai minimi di legge. Il reato di aiuto al suicidio sussiste, ma credo ai loro nobili intenti – le parole del sostituto procuratore durante la requisitoria – E’ stato compiuto un atto nell’interesse di Davide Trentini, a cui mancano i presupposti che lo rendano lecito. Sono dunque colpevoli ma meritevoli di alcune attenuanti che in coscienza non mi sento di negare».
Aldo Milesi
1 commento
Tema di una delicatezza spaventosa e misteriosa… Vorrei però che anzi tutto se ne discutesse dal punto di vista pratico. Dopo aborti assurdi e in eccesso (non parliamo poi dei divorzi “cretini”), rischiamo anche di andare un domani verso le eutanasie in eccesso! E, non secondariamente, cosa accade se io aiuto o vengo aiutato “privatamente” alla soppressione della vita umana?! E no, la normativa “business” non lo consentirà! Cominciamo da qui a cercare di comprendere che siamo sempre più fallaci, se non peggio. Dobbiamo sputare sangue nella prevenzione…!!