Roma, 18 lug – Prima il virus, affrontato in condizioni difficili se non impossibili e di fronte a scelte di gestione da parte della proprietà quantomeno discutibili, ora lo spettro del licenziamento in massa. E’ questa la sorte che attende 160 lavoratori – tra medici, infermieri e oss – del San Raffaele di Rocca di Papa, dal quale oggi è stato trasferito l’ultimo paziente a seguito dell’avvio della procedura di revoca dell’accreditamento da parte della regione Lazio.
L’epidemia al San Raffaele di Rocca di Papa
178 contagi e 21 decessi. Questa la terribile contabilità di uno dei focolai del Lazio, quello registrato proprio nel San Raffaele di Rocca di Papa, una delle tante strutture di proprietà della famiglia Angelucci. Promiscuità fra pazienti positivi e negativi, del personale, assenza di procedure e protocolli e di adeguate dotazioni di dispositivi di protezione individuale: una serie di gravi mancanze che, mentre la Procura di Roma indaga (è dietro l’angolo l’ipotesi di reato di epidemia colposa) e l’esercito ad aprile era chiamato ad allestire un “cordone sanitario” nella zona, hanno costretto la regione ad avviare le pratiche per revocare l’accreditamento con il sistema sanitario.
Un atto dovuto, di fronte al quale la struttura privata ha risposto prima costringendo i dipendenti a smaltire le ferie arretrate e poi ponendoli in aspettativa non retribuita, mentre ora si discute dell’ipotesi licenziamento. Il tutto mentre la regione, che aveva promesso di affrontare la vicenda specialmente dal lato occupazionale, nicchia.
La sanità nel Lazio “un iceberg senza controllo”
“Abbiamo manifestato, con un presidio, di fronte al consiglio regionale ottenendo la promessa, da parti politiche della maggioranza e dell’opposizione, che la loro voce disperata, la richiesta di salvare l’occupazione sarebbe stata ascoltata per trovare una rapida soluzione”, spiega il segretario dell’Ugl Sanità Gianluca Giuliano, che aveva definito la sanità del Lazio “un iceberg che vaga ormai senza controllo”, denunciando: “Ad oggi non abbiamo contezza della convocazione di un tavolo di concertazione dove si pongano le basi per blindare il futuro occupazionale di tanti professionisti che durante i giorni dell’emergenza hanno risposto presente senza esitazioni. Ci domandiamo: cosa sta accadendo? Si sta privando il territorio di attività essenziali e non c’è alcuna idea sulla possibile ricollocazione dei lavoratori”.
Nicola Mattei
1 commento
e che cazz! ma se deve chiude chiude.che putimo fare