Roma, 5 feb – “Io i voti li trovo comunque”. Fa lo spavaldo Matteo Renzi, secondo le parole che gli vengono attribuite da alcuni quotidiani. Il premier non si dispera, quindi, per la volontà di Forza Italia di staccare la spina al patto del Nazareno. Anche se deve fare i conti con i numeri al Senato.
Se Forza Italia si sfila, i 36 senatori del Nuovo centrodestra diventano ancor più determinanti. Senza di loro, il governo scende sotto l’asticella dei 160 voti che gli assicurano l’esistenza. Ma i numeri restano ballerini, quindi per il governo si profila un periodo di campagna acquisti. Nuovi sostenitori all’esecutivo potrebbero arrivare dalle fila degli ex grillini che attualmente siedono nel Misto e dal gruppo di area centrodestra Grandi autonomie e libertà. E c’è anche chi sostiene che, nell’ipotesi, al momento remota, di un distacco di Ncd dal governo, altri voti potrebbero arrivare alla maggioranza dalle fila di Area popolare.
È forse la previsione di nuovi arrivi, quindi, che rende i membri del Pd sicuri di sé nonostante le fibrillazioni interne a Forza Italia. Ieri notte, dopo un faccia a faccia tra Fitto e Berlusconi e Verdini, i vertici azzurri, a cominciare da Renato Brunetta, sono arrivati a rassegnare le dimissioni, poi respinte dal Cavaliere.
“Il patto del Nazareno così come lo avevamo interpretato fino ad oggi, noi lo riteniamo rotto”, ha comunque annunciato a fine riunione il consigliere politico del Cavaliere, Giovanni Toti, spiegando che Fi non si sente “più impegnata” a seguire il governo sul cammino delle riforme.
Ferma la risposta del Pd che ostenta sicurezza: “Se il patto del Nazareno è finito, meglio così. La strada delle riforme sarà più semplice. Arrivare al 2018 senza Brunetta e Berlusconi per noi è molto meglio” avverte Debora Serracchiani, vice segretario del Pd.
“Contenti loro, contenti tutti. Ognuno per la sua strada, è meglio per tutti. Per noi, sicuramente” le fanno eco il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti e il ministro Boschi che tira dritto: “Noi andiamo avanti. La prossima settimana si voterà da martedì a sabato. Alfano, anche lui alle prese con un Ncd dilaniato, si rammarica per la rottura del patto ma, sottolinea, “noi ci siamo: con i nostri voti e i nostri numeri c’è la maggioranza”.