Roma, 5 giu – Il 10 giugno 1940, agli italiani raccoltisi nelle piazze di tutta la nazione, Benito Mussolini annunciava l’entrata in guerra dell’Italia. Una guerra che – come sappiamo – è poi finita male, anzi malissimo. Eppure, benché siano trascorsi 80 anni da quella «decisione irrevocabile», la valutazione dell’avventura italiana nel secondo conflitto mondiale è ancora gravata – se non compromessa – da un’insistente propaganda che non ha nulla a che vedere con la realtà storica. Di più: la sconfitta finale dell’Italia, come spiega Adriano Scianca nel suo editoriale, determina ancora oggi la politica interna e internazionale della nostra nazione. Per questo motivo il Primato Nazionale ha approfittato di questo 80esimo anniversario per tracciare un bilancio di quell’evento così decisivo nella nostra storia recente.
La guerra italiana oltre la retorica
Il focus del Primato, come al solito ricco di analisi approfondite e puntuali, affronta diversi aspetti della questione: quali furono le ragioni che spinsero Mussolini a entrare nel conflitto (E. Mastrangelo), quali erano gli obiettivi geopolitici che l’Italia intendeva perseguire (A. Scianca) e perché l’esercito italiano non si fece trovare pronto a reggere l’onda d’urto di una guerra su scala mondiale (A. Lombardi). Nelle pagine che leggerete, molte leggende e molti luoghi comuni vengono demistificati, così come sono divulgati nuovi documenti che rimettono in discussione la narrazione corrente, che sostanzialmente è ancora quella confezionata dagli angloamericani nel periodo 1940-1945.
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Gli approfondimenti e le firme del Primato
Ma nel nuovo numero del Primato Nazionale c’è anche molto altro: inchieste, approfondimenti e rubriche che spaziano dalla politica all’economia, dalla letteratura all’arte, dalla geopolitica alla filosofia. Da segnalare un’intervista di Antonio Rapisarda a Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, nonché l’esordio di nuovi collaboratori che accompagneranno il Primato anche nei prossimi mesi: dalle nuove rubriche di Vittorio Sgarbi e Simone Di Stefano fino ai contributi di Caio Mussolini, Matteo Brandi e Giacomo Garuti. Nomi che si vanno ad aggiungere alle firme prestigiose di Alessandro Meluzzi, Diego Fusaro, Francesco Borgonovo, Enrica Perucchietti, Francesca Totolo e tante altre penne del sovranismo italiano.
Elena Sempione
2 comments
Fantastico, dopo 80 anni riusciamo a vedere l’ altra faccia di una medaglia mai girata.
[…] ci si interroga su cosa essa sia davvero. Dopo che nella terza stagione (vedi recensione nel numero di giugno 2020) gli umani si erano liberati dalla schiavitù degli algoritmi di profilazione, ci si chiede cosa […]