Roma, 5 mag – Ci risiamo. Giuseppe Conte riparte in quarta con l’allarmismo. Non pago dell’aver tenuto tutto chiuso per mesi, compresi gli italiani tappati in casa, all’indomani della cosiddetta fase 2 (che in verità è un prolungamento della fase 1, visto che i negozi non hanno riaperto e i cittadini devono ancora compilare l’autocertificazione per spostarsi, recita il suo ritornello preferito: “La strada è ancora lunga, non dobbiamo abbassare la guardia“. Nonostante tutti gli indicatori mostrino come ormai l’epidemia sia sotto controllo e che in alcune regioni si potrebbe tornare subito alla normalità, visto il tasso dei contagi, il premier lascia intendere che per adesso resta tutto così, perché lo dicono gli esperti (i veri decisori), secondo i quali il rischio di un’impennata dei contagi è ancora alto.
Riecco il paternalismo
In un’intervista al quotidiano online Affaritaliani.it, Conte commenta con i consueti toni paternalistici il primo giorno di fase 2. “Al di là di singoli episodi e di situazioni isolate, abbiamo riscontrato un comportamento molto responsabile da parte degli italiani“. “La risposta dei cittadini si sta confermando all’altezza delle difficoltà del momento – dice soddisfatto -, da Nord a Sud, da Milano a Roma, da Torino a Napoli, da Genova a Palermo. Gli spostamenti sui mezzi pubblici e il ritorno al lavoro di milioni di persone si stanno svolgendo senza eccessivi disagi”.
Riaprire prima? Non se ne parla
Alla domanda se è possibile anticipare il calendario della ripresa rispetto a quanto stabilito nel Dpcm firmato lo scorso 26 aprile, Conte risponde: “Non ignoro le richieste di alcune regioni e di alcune particolari categorie di lavoratori di anticipare l’apertura delle rispettive attività. Siamo al lavoro anche per questo, avendo sempre come prioritario l’interesse generale della tutela della salute di tutti i cittadini“. La solita risposta: solo tanta fuffa dove l’unica cosa chiara è che la priorità della tutela della salute impedisce una reale ripartenza del Paese. Dunque “fino al 17 maggio saranno in vigore le misure contenute nell’ultimo Dpcm che, voglio ribadirlo, non significa un ‘liberi tutti’. Le Regioni ogni giorno ci forniranno i dati aggiornati, insieme a quelli sulla recettività delle strutture ospedaliere. Sono fiducioso che con il rispetto delle regole adottate, e con le rigorose norme sulla sicurezza previste nei luoghi di lavoro, la curva epidemiologica potrà ulteriormente rallentare in alcuni territori”. Quello di cui parla il premier è già successo: in alcuni territorio si può già ripartire.
Emergenza economica? Dal premier solo la solita fuffa
Ma è sul fronte dell’emergenza economica che il premier dà il suo meglio (si fa per dire). Quando gli chiedono se il governo sta lavorando a una soluzione per far arrivare i soldi alle imprese (che non hanno ancora visto un euro), Conte risponde che “la possibilità per le imprese di accedere velocemente e facilmente a forme di sostegno economico e di evitare problemi di liquidità è di capitale importanza. Siamo consapevoli di alcuni ritardi, in un quadro comunque di assoluta straordinarietà, ed è per questo che nel nuovo decreto economico ci siamo concentrati su meccanismi ancora più veloci e diretti di sostegno alle imprese“. Il premier sta parlando dell’ex “decreto aprile“, che invece sarà varato a maggio, sempre se i giallofucsia troveranno la quadra, visto che sono spaccati su nodi cruciali come i fondi alle imprese e i sussidi alle famiglie più povere. “Occorre adesso anche uno sforzo in più da parte del sistema bancario per rendere più spedite le procedure ed è per questo che stiamo verificando con i vertici delle imprese bancarie lo stato di attuazione del decreto liquidità”. Anche qui, solo fuffa: a conti fatti, dei 400 miliardi “strombazzati” dal governo alle imprese finora è arrivato un miliardo. E Conte che dice? che “la strada è ancora lunga, ma l’Italia riparte”. Evidentemente il premier parla di un altro Paese.
Adolfo Spezzaferro
1 commento
[…] Fase 2, soldi a famiglie e imprese? Da “papà” Conte solo… […]