Nizza, 29 gen – Avevano sotto mano i terroristi perfetti, sapevano chi fossero, li controllavano da tempo, eppure li hanno lasciati colpire un obiettivo sensibile e li hanno fatti scorrazzare per la Francia per tre giorni. Hanno tentato un blitz in assetto di guerra ma si sono dovuti arrendere, sotto l’occhio impietoso della telecamera, a una salitella con della scivolosa erba bagnata.
Insomma, non è un buon momento per le forze di polizia francesi. Messa sotto accusa da più parti, la polizia transalpina ha deciso di eccedere nel senso contrario. Con esiti comici, in realtà.
In queste ore, per esempio, è stato convocato in un commissariato di Nizza insieme ai suoi genitori un bambino di 8 anni che, dopo gli attacchi di Parigi delle scorse settimane, ha detto in classe “io non sono Charlie, sono con i terroristi” rifiutandosi di prendere parte al minuto di silenzio per le vittime.
I media francesi che riportano la notizia non precisano l’identità del bambino, dandone solo il nome, Ahmed. L’avvocato della famiglia, Me Sefen Guez Guez, vicino al Collettivo contro l’islamofobia in Francia, ha detto che si tratta di una vicenda “insensata” che mostra una situazione di “isteria collettiva”.
Secondo quanto è ha riportato, il bambino davanti alla polizia ha negato di aver detto che “i giornalisti devono morire” e non ha saputo spiegare il significato della parola “terrorismo”. Ma forse la polizia avrà ritenuto che fosse più facile prendersela con Ahmed a 8 anni anziché aspettare che diventasse un “giovane” della banlieue.
Giuliano Lebelli