Roma, 31 mar – Il prodotto interno lordo crollerà almeno del 6% in un anno e per l’Italia sarà recessione. Ecco perché Confindustria lancia l’allarme e chiede al governo Conte di intervenire subito per contrastare l’emergenza coronavirus. L’economia italiana è stata colpita al cuore dalla pandemia. Uno shock che viene dall’esterno, come “un meteorite”, e che rischia di provocare una “depressione prolungata” con un “aumento drammatico delle disoccupazione e un crollo del benessere sociale“. Ecco perché occorre tutelare il tessuto produttivo e “agire subito, senza tentennamenti o resistenze: altri Paesi si stanno già muovendo in questa direzione”. E’ questo l’appello del Centro studi di Confindustria al governo giallofucsia.
Subito misure per imprese e famiglie “senza lesinare risorse”
“Mai nella storia della Repubblica – sottolinea il Csc – ci si è trovati ad affrontare una crisi sanitaria, sociale ed economica di queste proporzioni”. Ecco perché secondo gli economisti di Confindustria “è il momento di agire affinché il nostro Paese possa affrontare adeguatamente questa fase drammatica e risollevarsi quando l’emergenza sanitaria sarà mitigata”. Come? Tutelando lavoratori, imprese e famiglie “con strategie e strumenti inediti e senza lesinare risorse“. Soltanto difendendo i cittadini e le imprese, “la recessione attuale potrà non tramutarsi in una depressione economica prolungata”, è l’avvertimento di viale dell’Astronomia. E appena sarà possibile il prossimo passo dovrà essere quello di mobilitare risorse rilevanti per “un piano di ripresa economica e sociale”. In entrambi le fasi, precisa il Csc, “un’azione comune o almeno coordinata a livello europeo sarebbe ottimale; in assenza di questa possibilità, la risposta della politica economica nazionale dovrà essere comunque tempestiva ed efficace”. Il messaggio a Palazzo Chigi quindi è forte e chiaro: agire anche in assenza di accordi con l’Unione europea.
Messaggio ribadito anche dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Per ripartire servono “scelte immediate”, non “aspettiamo che la Ue decida” ma affrontiamo i problemi”, aiutando sia le imprese a superare l’emergenza, “evitando che trasformino la preoccupazione in panico”, sia questo Paese “a rimettersi in carreggiata”. Boccia fa presente che “le guerre che abbiamo davanti sono due: al virus e ai contagi ma anche alla recessione e alla depressione“. Serve dunque costruire un percorso chiaro, “che aiuti questo Paese a rimettersi in carreggiata nonostante il debito che avremo come imprese e come Paese ma che sarà sostenibile se passa l’ipotesi dei 30 anni per la restituzione da parte delle imprese e dei 50 anni per lo Stato e riusciremo di nuovo a riprenderci le nostre posizione sia in chiave industriale che in chiave Paese”.
Nel semestre Pil a -10%, “peggiore caduta della storia del Paese”
Se andiamo a vedere i numeri della crisi scatenata dall’emergenza coronavirus, il Csc ha calcolato che ogni settimana in più di serrata generale delle attività produttive potrebbe costare una percentuale ulteriore di Pil dell’ordine di almeno lo 0,75%, pari a circa 13,5 miliardi di euro. La caduta cumulata del Pil trimestrale (che è pari a 430 miliardi) nei primi due trimestri arriva a -10%. “La peggiore caduta nella storia del Paese“, spiega il capo economista del Csc, Stefano Manzocchi. Nel 2020 il Pil subirà un crollo del 6% portando l’Italia in profonda recessione. Ma, attenzione – avvertono gli economisti di Confindustria – “solo se almeno il 90% delle attività potesse riprendere a fine maggio“. E sul fronte del lavoro l’impatto delle misure di contenimento sarà altrettanto pesante. Il tasso di disoccupazione risalirà quest’anno all’11,2% dal 9,9% del 2019. Nel 2021, secondo il Csc, tornerà invece a scendere attestandosi al 9,6%. L’occupazione totale, in termini di Ula, nel 2020, calerà del 2,5%.
Adolfo Spezzaferro