Roma, 28 mar – Ci vuole una bella faccia tosta per presentarsi all’opinione pubblica invocando una classe dirigente migliore e dunque più efficace nella lotta al coronavirus e alle drammatiche conseguenze economiche che si porta dietro, dopo averla infilzata con lo spillone del perbenismo antifascista per molti anni e dopo, soprattutto, aver trascorso le prime settimane dell’anno 2020 ad abbracciare cinesi e mangiare involtini primavera.
Una classe dirigente non all’altezza
Ebbene, l’intellighenzia italiana, naturalmente di sinistra, questa faccia ce l’ha. A partire dalla classe politica fino ad arrivare a quella che ingombra salotti tivù e festival (a)culturali con cui veniamo ammorbati ogni anno sempre di più, come se la cernita di coloro che dovranno tenere le redini dell’Italia dovesse passare per forza da questa selezione all’ingresso che scarta chi, nel suo dress code, si è dimenticato il fazzoletto rosso.
Nell’impazzimento generale di questi ultimi settant’anni, oggi ci ritroviamo ad essere governati, durante una catastrofe sanitaria ed economica, da un manipolo di mitomani che si credono ancora sulle montagne col mitra in mano, reduci invece dall’imborghesimento più abietto, più viscido, perché non derivante dal duro lavoro ma da immeritate rendite di posizione. Questa sinistra bon vivant, nobildonne e nobiluomini, carichi di cultura perché solo loro leggono, che governano a tempo indeterminato senza vincere una elezione, e che proprio per questo svillaneggiano Johnson e Trump per i loro successi, ecco questi signorini ben educati oggi si stracciano le vesti perché la classe dirigente non è all’altezza del compito cui è chiamata. E per usare i sepolcri imbiancati con cui è sempre stato chiesto un paese normale senza fascismi e razzismi, non è normale che costoro oggi si tolgano anche il prurito di imbonirci per le cattive acque in cui loro stessi ci hanno fatto finire. E presumibilmente ci faranno annegare.
Corrado Formigli sul La Stampa ha lacrimato sangue per la inettitudine del governo in carica. Non sanno governare l’Italia ai tempi del coronavirus, a detta sua. Siamo compiaciuti della sua presa d’atto, non fosse per gli involtini primavera di cui egli si abbuffava durante la sua trasmissione Piazzapulita in segno di ovvia vicinanza alla Cina che a quel tempo, come oggi, veniva accusata di aver tenuto nascosta l’esistenza dell’epidemia in atto. E Enrico Rossi, il prode governatore della Toscana, che definiva robaccia da fascioleghisti le richieste di controllo nei confronti delle comunità cinesi. E Luigi De Magistris, sindaco della Napoli ove i quindicenni sognano Gomorra, si accertò che non nascesse una nuova forma di razzismo ossia il razzismo sanitario. Perché loro sono quelli che leggono e sanno interpretare la realtà, sono loro ad avere il palato fine e ad avere accesso garantito ai festival mondani della kultura. Loro, e non il popolo sovrano, decidono chi debba governare, se si possa votare o no, se i partiti maggioritari siano decenti o indecenti, fino a quando poi la realtà non gli sbatte in faccia l’ecatombe di oltre 9mila morti.
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“Un altro po’ di coronavirus”
Gli aperitivisti da centro sociale, con l’aplomb del ceto Ztl, avevano sminuito e oggi si trovano coperti di bare. Ma l’importante è che sia fatto salvo il loro spiccato senso dell’ironia, il loro fare da eroi mondani alla Inge Feltrinelli, col loro sghignazzare, col loro indecente senso di superiorità e il loro vittimismo balordo. Vero ministro Boccia? La mascherina attaccata all’orecchio era come la bandana di Zorro?
Ma l’essenziale è che non governino gli altri. Loro possono far schifo e possono addirittura ammetterlo in mondovisione, dopo aver sprecato anni a fare il fascistometro all’Italia e a inventarsi la Matria al posto della Patria. Vero Michela Murgia? Un’altra buona che dall’amica Bignardi sperava che il coronavirus “durasse un altro po’” così da poter ancora viaggiare su aerei semideserti. Capito? Fate largo, passa la Murgia: sedile in pelle umana e hostess con la foglia di palma a sventolare questa ragazza da centro sociale camuffata da sommelier delle buone maniere, della convivialità, del luogocomunismo lugubre.
Pensate che ci stavano per rifilare le sardine, altri buontemponi nullafacenti ovviamente scesi in campo per salvare l’Italia dall’odio razzista. Li stavano idolatrando, li stavano per far eleggere, si stavano mettendo d’accordo su come spartirsi l’Italia. Per un pelo non ci sono riusciti, altrimenti adesso avremmo come sottosegretario alla sanità Mattia Santori.
Lorenzo Zuppini
4 comments
Per semplificare, queste due ultime generazioni di italiani iper-progressisti prepotenti, sono il risultato delle scuole sorte dopo 1968, nelle quali si impara poco, si promuove collettivamente tutti e si deve crescere unicamente in chiave strumentalmente e rozzamente antifascista. Questa condizione di base egualitaria, ben poco meritocratica e professionale, ha consentito e consente lo status quo di molti sapientoni potenti che in malafede gestiscono e centellinano pragmaticamente sui bisogni vitali comunitari (vitali, quindi ricattabili in continuazione).
La loro legittimazione culturale, sovrastrutturale, verte sulla quotidiana “creazione” di sotto-culture estreme, marginali e paradossali tendenti sempre a disunire giocando sulla inevitabile insoddisfazione, egoismo “difensivo” e volontà individuale di emergere dal nulla…
Siete sicuri che, una volta tornati a una parvenza di normalità, questi personaggi, citati nell’articolo, non torneranno a spadroneggiare visivamente e verbalmente? Mi spiego, ultimamente possiamo tangibilmente vedere che, tutto ciò che risulta difforme dalla propaganda di regime viene sistematicamente silenziato, basta guardare cos’è successo al canale youtube di Byoblu, ho il sentore che quest’emergenza non farà che rafforzare una tendenza già in atto da svariati anni. Quando potremo tornare a votare, nel 2023? Ci attendono momenti durissimi, una crisi economica mai sperimentata prima, ma nonostante ciò, continuano gli sbarchi, una ministra chiede a gran voce che i clandestini debbano godere di corsie preferenziali lavorative, rispetto agli autoctoni, ancora c’è chi raglia chiedendo di estirpare odio e razzismo e via discorrendo. Sinceramente non so cosa augurarmi, forse una carestia, che porti questo popolo indolente e ottenebrato, a riversarsi nelle strade per ribaltare questo potere costituito che dal dopo guerra in poi ha mantenuto le redini del comando attraverso la concessione di uno stile di vita decoroso. Solo la privazione, non la rinuncia ch’è una scelta consapevole, potrà mettere in moto un processo di cambiamento. Avrei preferito una presa di coscienza stimolata dalla gnosi, ma, a mali estremi estremi rimedi, sorgi o popolo, e sradica i privilegi accumulati con mendacia e scorrettezza, potrebbe essere l’alba di una nuova era.
http://archiviononconforme.blogspot.com/2008/03/sotto-fascia-semplice-come-mai.html
Ci chiederete: «Come mai?», ma noi non vi risponderemo, veniteci a cercare, ma noi non ci saremo
Ecco che va in malora il vostro mondo degli uguali e se tutto questo è il bene, allora sì che siamo il male
E se parliamo di coraggio è perché siamo preparati a combattere per nulla nelle strade, negli stadi
In un mondo di rovine destinato a rovinare dando fuoco ai cassonetti quando arrivano i blindati
Quindi eccoti seduto con le mani nei capelli senza soldi, senza storia, senza terra, senza figli
Non c’è un punto di ritorno in questa tua maledizione, non c’è un punto di raccordo e non c’è una soluzione
Questa volta non finisce, non arrivano gli inglesi, non c’è più una bomba atomica da tirare ai giapponesi
È la fine del tuo mondo, ma noi non ci saremo e la tua triste storia falsa nemmeno la vedremo!
Vi chiederete: «Come mai? Come mai? Come mai?»
Vi chiederete: «Come mai? Come mai? Come mai?»
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