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Coronavirus: il “Modello Italia” di Giuseppe Conte? Quello degli errori da non compiere

by Roberto Bonuglia
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Roma, 23 mar – Sabato sera si è rinnovato il miracolo eucaristico dell'”avvocato del popolo” che si trasformava in “premier dell’emergenza” dal suo pulpito virtuale di Facebook. Nel frattempo, il coronavirus continuava a diffondersi a causa del mosaico dei ritardi e delle inefficienze malcelati dal «rito dell’annuncio […] a tarda serata di un’ulteriore stretta».

Il New York Times boccia il “Modello Italia” di Conte

Ormai la triste consapevolezza della drammaticità della situazione non si registra più solo nei confini della Penisola tardivamente “penisolata”. E’ tombale, infatti, il reportage del numero online di sabato del New York Times in cui si parla sì, del “Modello Italia“, ma solo assumendolo come esempio delle cose da non fare, dei ritardi da non ripetere, delle pazzie dei «competenti e no border» i quali hanno preferito fare gli “antifascisti del sushi” piuttosto che difendere il popolo italiano.

“Italia sempre indietro rispetto alla traiettoria letale del virus”

Oggi il trend ha raggiunto numeri inquietanti. Sabato si sono sfiorati gli 800 morti, più della somma di quelli causati dai terremoti de L’Aquila e di Amatrice. Le tanto paventate misure prese dal Governo sono state sempre tardive e mai condivise. Non lo diciamo noi, ma il reportage, citato anche da Francesca Totolo: «Nei suoi tentativi di interrompere il contagio, adottati uno per volta, […] l’Italia si è sempre trovata un passo indietro rispetto alla traiettoria letale del virus. […] All’inizio del contagio, il momento chiave, le autorità italiane annaspavano».

I parlamentari hanno il dovere morale di andare in Aula

Tutto ciò è aggravato, come ha ricordato stamane Simone Di Stefano, dal Parlamento vuoto. Possiamo capire che il Covid-19 abbia fatto perdere le tracce dei grilli parlanti, delle sardine, dei volti radical chic dei soliti noti che certo non ci mancano, ma i parlamentari hanno il dovere morale – prima che costituzionale – di non abbandonare alla Schettino gli emicicli di Montecitorio e Palazzo Madama.

Anche Cassese parla di diritti costituzionali limitati

Lo stesso Conte che ha avuto l’ardire di “auto-paragonarsi” al Winston Churchill intento a chiedere “lacrime e sangue” agli inglesi si ricordi che lo statista inglese la guerra la fece alla guida di un governo di unità nazionale, non con un Parlamento restio a riunirsi per motivi igienico-sanitari. Quindi, attenzione all’abuso dei video proclami, anche perché a quanto pare, già il decreto legge numero 6, poi convertito in legge numero 13, «non risponde ai criteri fissati dalla giurisprudenza costituzionale in più sentenze» e «quasi tutti i diritti garantiti dalla Carta costituzionale sono stati limitati, in un momento in cui il garante di essi, il Parlamento, non può funzionare a dovere». Lo scriveva qualche giorno fa Sabino Cassese, e non vorremmo che avesse fiutato anche lui, l’aria di golpe bianco –per dirla con Di Stefano – che tira.

Roberto Bonuglia

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2 comments

Georgiana Cojocaru 23 Marzo 2020 - 1:47

L’unico atto consapevole che potrebbe compiere l’attuale governo è dimettersi subito. Complimenti all’articolista.

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Brennero 13 Giugno 2020 - 2:00

Parole sagge Georgiana

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