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Terapia intensiva, letti agli sgoccioli. Arriva la guida etica per scegliere chi intubare e chi no

by Cristina Gauri
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terapia intensiva coronavirus

Roma, 9 mar – A breve, brevissimo i letti in terapia intensiva potrebbero terminare. E contestualmente alla fine degli spazi in rianimazione, i dottori potrebbero essere costretti a compiere dolorosissime decisioni su chi salvare e su chi lasciare al proprio destino. E’ l’allarme che da giorni lanciano i medici di mezza Italia, accompagnandolo alla raccomandazione per tutti gli italiani – che rinnoviamo anche noi del Primatoa starsene a casa per evitare il diffondersi del contagio e il conseguente intasamento di ospedali e reparti di rianimazione.

Una guida etica per scegliere chi rianimare

«Le previsioni stimano un aumento dei casi di insufficienza respiratoria acuta di tale entità da determinare un enorme squilibrio tra le necessità cliniche reali della popolazione e la disponibilità effettiva di risorse intensive» così inizia l’allarmante documento che la società di Anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva Siaarti ha diramato per fornire una «guida etica» ai primari deputati alla gestione dei reparti coinvolti nel trattamento del Covid-19.

Quali criteri?

Il criterio che i dottori saranno portati a seguire è quello che privilegia «la maggior speranza di vita». Tradotto, significa che il personale medico dovrà tenere conto di parametri come la gravità della malattia, la presenza di altre patologie, la compromissione degli organi vitali. E l’età anagrafica. Sappiamo tutti cosa significa: i giovani passeranno davanti agli anziani. I sani saranno preferiti a chi è affetto da patologie croniche. E via dicendo. Il principio generale per cui il primo arrivato è il primo assistito sta quindi per venire meno, in quanto «equivarrebbe comunque a scegliere di non curare eventuali pazienti successivi che rimarrebbero esclusi dalla terapia intensiva».

Sedazione palliativa per i non prescelti

Certo è che la decisione non potrà essere presa in maniera arbitraria, immotivata, senza essere chiaramente comunicata e documentata. Inoltre, negando la ventilazione al paziente dovranno comunque essere garantite cure alternative e sedazione palliativa. La possibilità di esclusione dalla «lista dei meritevoli» alla rianimazione dovrà inoltre essere discussa e chiarificata «in modo il più possibile anticipato» parlandone con il paziente e i famigliari.

Che fine faranno tutti gli altri?

Infine, il risvolto più straziante: i pazienti non coronavirus, i cosiddetti malati «ordinari» bisognosi della terapia intensiva potrebbero pagare anch’essi con la loro vita le conseguenze della carenza di posti in rianimazione «È da considerare anche l’aumento prevedibile della mortalità per condizioni cliniche non legate all’epidemia in corso, dovuta alla riduzione dell’attività chirurgica e ambulatoriale elettiva e alla scarsità di risorse intensive».

Cristina Gauri

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Sergio Pacillo 10 Marzo 2020 - 10:42

Tra due coetanei, uno figlio di un altolocato ed un altro, figlio di un povero miserabile, chi sceglieranno ?

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