Roma, 15 feb – “Ma per fortuna ci sei te accanto a me” così canta il ritornello di una celebre canzone dei Bronson, band hardcore punk di Roma. Per molte persone avere qualcuno al proprio fianco è ciò che determina la possibilità di riprendersi da un momento negativo, la possibilità di condividere un bel momento o, semplicemente, trascorrere del tempo assieme. Quando sei in guerra, però, tutto questo decade, scompare. C’è sempre, però, la speranza di ritornare dalla propria dolce metà. Questo sentimento è perfettamente messo per iscritto nelle poesie di Salvatore Perfetti.
Il poeta di Sarnano
Quando, nel 1916, partì per la Grande Guerra, Salvatore Perfetti aveva appena 20 anni. Il giovane era nato l’11 febbraio 1896 in un piccolo paese in provincia di Macerata, Sarnano. Partito per il fronte, il giovane abbandonò i suoi cari e, soprattutto, la sua dolce fidanzata Elia Mariotti. Nessuno sapeva ancora che non avrebbero più rivisto quel giovane sorridente.
Dell’avventura bellica di Perfetti si conosce molto poco. Si sa, però, che scrisse molte lettere e poesie per la fidanzata, alcune delle quali sono delle vere e proprie opere d’arte. Salvatore Perfetti morì il 23 maggio 1917 durante un’azione quasi suicida. Il soldato marchigiano si offrì, infatti, volontario per attaccare una postazione nemica ma, purtroppo, uno dei soldati austriaci riuscì ad anticipare l’attacco del soldato italiano. Una fucilata in pieno volto lo uccise lasciandolo al suolo esanime. In suo onore gli venne concessa la medaglia d’argento al valor militare: “Intrepido e noncurante del pericolo, spontaneamente si offriva ad un rischioso servizio di pattuglia e partecipava alla cattura di un piccolo posto nemico. Di vedetta, poscia su di un roccione, rimaneva saldo al proprio posto, sotto il tiro intenso dell’artiglieria e fucileria avversaria, dando nuova prova di fermezza e coraggio mirabili, finché venne colpito a morte”.
La poesia più bella
Ti lascio questo impegno, dolce amore, che ti conforterà nella mia assenza; debbo partir da te con gran dolore, ma pregherai per me l’Alta Potenza ch’io mi possa mostrar con gran valore. Per te sarà una grande penitenza, ma se mantieni quanto hai detto e dici, al mio ritorno noi sarem felici.
Vedrai che in quel momento benedici tutto quel tempo che tu mi hai amato; con qualche tua compagna allor lo dici: “Il fidanzato mio non mi ha ingannato”. Son già tre anni che siamo infelici, la patria a me mi tiene separato, or credimi sincero, come sono, che il tempo passa perché è galantuomo.
Io non son primo, e non scappa di nuovo, ce ne son tanti del mio paragone, pene e dolori tanti che ne provo che un giorno o l’altro perderò polmone; di dispiaceri tanto mi commuovo, bisogna fare un cuore da leone, o peggio assai, di tigre, oppure d’orso, bisogna risoluto che mi mostro .
Tu sai dell’allegria non si sa il costo e la malinconia non vale nulla, uguale al mio sarà lo stato vostro che col pensare a me vi si trastulla. Non vedi quanto bene io ti dimostro, vorrei che tutto questo fosse un nulla, seguita a essere sincera come sei, cent’anni il nostro amore giurerei.
Pure sulla mia tomba giurerei, di non farmi venir falso pensiero dell’amor forte ch’io passato avrei, ma non esiste al mondo così fiero giudicarlo lo puole solo lei a quanto mi ha creduto veritiero, per conto mio sarò fino alla morte, sempre sperando nella buona sorte.
Or qui di scriver chiuderò le porte, è giunta l’ora di andarmene via, voi le terrete queste rime accorte, perdonerete l’ignoranza mia; vedi l’anima mia si affligge forte perché la lascio la mia compagnia, ma di partire sono risoluto, lascio l’addio e un florido saluto.
Tommaso Lunardi