Roma, 22 dic – È il 64’ di Inter-Genoa, quando i nerazzurri guidati da Antonio Conte possono beneficiare di un calcio di rigore. Il risultato è di 2-0, quindi la partita non è ancora chiusa. Al dischetto si avvicina Romelu Lukaku, il bomber belga già autore di una segnatura. Ma poi il centravanti, esortato da tutto il Meazza, guarda negli occhi un ragazzino di appena 17 anni e gli cede bonariamente il pallone: quel ragazzino è Sebastiano Esposito, il baby-fenomeno prodotto dal vivaio nerazzurro e ormai in pianta stabile in prima squadra. E il giovanissimo attaccante, spinto da tutto lo stadio, realizza il rigore perfetto: collo interno chirurgico, con la sfera che si insacca a fil di pallo. E poi la gioia incontenibile, la corsa sotto la curva, le lacrime che sgorgano copiose, l’abbraccio con la mamma a bordocampo, il suo nome urlato dallo speaker e da tutto San Siro.
Un predestinato
Una giornata da incorniciare per il predestinato di Castellammare di Stabia, che diventa così il più giovane marcatore della storia dell’Inter, secondo solo a un’altra leggenda nerazzurra: Mario Corso. «Seba» dirà poi ai microfoni, ancora visibilmente emozionato: «Ho visto mia madre e mi sono commosso, questo gol lo dedico a lei. Conte mi ha avvisato ieri che avrei giocato titolare, non ho chiuso occhio tutta la notte». Un esordio da titolare bagnato dal gol non è da tutti. Ed ecco allora che a Sebastiano Esposito tornano in mente tutti i sacrifici fatti e quel sogno che insegue con grande tenacia e passione: «Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro e di quei panini che mangiavo prima degli allenamenti… Nella vita non bisogna mai mollare», dice ancora tra le lacrime il baby attaccante nerazzurro.
Sotto il segno del Vate
Il sogno di Sebastiano Esposito è quello di tanti ragazzi che ambiscono a diventare calciatori. Un sogno che lui ha deciso addirittura di tatuarsi sulla pelle: «Ama il tuo sogno seppur ti tormenta» è infatti il motto impresso sul suo braccio. L’aforisma, com’è noto, appartiene a Gabriele D’Annunzio, il poeta armato che sognava il ritorno di una «Grande Italia» sul palcoscenico della storia. E quel sogno il Vate lo inseguì da soldato e da letterato, da Comandante a Fiume e – nelle vesti di Orbo veggente – da sciamano di un’Italia di nuovo all’altezza del suo destino. Di tutto questo Sebastiano Esposito non sa probabilmente nulla, anche se – non lo escludiamo di questi tempi – qualcuno potrebbe pure dargli del «fascista». Un po’ come si è fatto con un altro nerazzurro, Cristiano Biraghi, colpevole di indossare dei parastinchi «fascisti», ma che col fascismo non c’entrano assolutamente niente.
Il destino di Sebastiano Esposito
D’altra parte, ormai la politica ha letteralmente investito il calcio e tutto viene letto attraverso le lenti dell’ideologia, dal presunto «razzismo» negli stadi a endorsement fascisti o antifascisti più o meno inventati. Tanto che qualcuno ha eretto a rango di eroi i romanisti Zaniolo e Mancini per aver cantato in pubblico Bella ciao. Ma gli dèi del calcio, si sa, non si andavano a imboscare in montagna, e le letture ideologiche lasciano il tempo che trovano. Però, e questo è vero, ogni simbologia ha il suo significato, anche al di là – molto al di là – della coscienza dei calciatori. E nel tatuaggio dannunziano di Sebastiano Esposito ci potrebbe comunque essere scritto un destino. Cresci bene, giovinezza.
Valerio Benedetti
3 comments
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Speriamo che il giovanissimo ragazzo e campione conservi una parte della sua tenacia e saggezza in un mondo del calcio profondamente degenerato e “poco sportivo”. Auguri a lui !
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