Roma, 18 nov – L’anomalia spagnola non esiste più. Con le elezioni dell’11 novembre scorso anche nella penisola iberica si è affermata una forza “sovranista”, o quantomeno sinceramente “patriottica”. Vox, il partito guidato da Santiago Abascal, è diventato la terza forza politica della Spagna, ottenendo il 15% dei consensi e quasi quattro milioni di voti. Intervistato da Antonio Rapisarda su Libero, Abascal rivendica “la difesa della nazione da ogni separatismo”, perché l'”unità nazionale è tutto”. Con Fratelli d’Italia fa parte dell’alleanza dei Conservatori europei e, proprio insieme a Giorgia Meloni, Abascal vuole lanciare la sua sfida alle élite di Bruxelles e combattere per “un’Europa di nazioni libere e sovrane”.
Lotta al separatismo
In patria quello che ha fatto di Vox una credibile “alternativa patriottica” agli occhi degli elettori è l’aver saputo mantenere la barra dritta su quattro punti: “La difesa dell’unità nazionale contro ogni tipo di separatismo, la difesa della sovranità nazionale contro i globalisti, la lotta contro l’immigrazione irregolare e la difesa della libertà della persona, della famiglia e dell’impresa”. Abascal, che rifiuta l’etichetta di “identitario” (strizzando un po’ l’occhio all’antipolitica), si pone come “diga di contenimento” nei confronti della “dittatura progressista” pronta a fare concessioni ai separatisti. In Spagna dopo il voto dell’11 novembre si è replicato lo schema italiano giallofucsia, con i “grillini di sinistra” di Podemos che hanno fatto l’inciucio con il Pd locale rappresentato dai socialisti di Sanchez.
Il patto della poltrona spagnolo
Un patto della poltrona in salsa iberica che Abascal descrive così: “È un segnale molto negativo, anche perché non hanno la maggioranza assoluta e quindi dovranno fare molte concessioni ai secessionisti in cambio di un loro atteggiamento benevolo. La sinistra ha una dipendenza smisurata dal potere, si sa. Sono pronti a tutto. In Spagna hanno permesso le elezioni perché hanno sottovalutato la forza di Vox”. Molto del successo di Abascal è dovuto alla sua posizione netta in merito alla questione catalana: “L’unità nazionale è tutto. Spesso nel resto dell’Europa non capiscono, vedono quello che accade in Catalogna come una battaglia di libertà. Ma non è così. I separatisti sono sempre stati sostenuti da quei poteri finanziari che vogliono annientare la sovranità e l’identità dei popoli europei. Con il suo odio impazzito verso la Spagna, ha fatto della Catalogna uno dei luoghi più islamizzati dell’Europa”.
Abascal più vicino alle Meloni che a Salvini
Tra Abascal e la Meloni c’è una grande intesa, più di quanto accada con Salvini a causa dell’ambiguità di buona parte della Lega in merito all’indipendentismo catalano: “Quando la stampa spagnola ci ha attaccato per la simpatia dimostrata da Salvini ai separatisti catalani”, spiega il leader di Vox, “le parole chiare e forti di Giorgia ci sono state di grande aiuto. Con la Lega abbiamo idee simili sull’immigrazione, ma per noi l’unità della Spagna è un valore non negoziabile”.
Per Abascal l’avvento della commissione di Ursula Von der Leyen non rappresenta una sconfitta per i sovranisti in Europa: “Non riesce nemmeno a mettere in moto la sua Commissione perché la maggioranza che dovrebbe sostenerla è debole e divisa. Riguardo al resto, ogni nazione ha le sue specificità e mi fa piacere che in tutti questi Paesi crescano partiti che si battono per un’Europa diversa. Noi abbiamo scelto la famiglia dei Conservatori europei perché vogliamo cambiare radicalmente l’Ue. Forse ci vorrà un po’ di tempo, ma alla fine vinceranno il buonsenso e un’Europa di nazioni libere e sovrane”.
Davide Romano