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Roma, 15 ott – La Tanzania è il quarto produttore africano di oro, che rappresenta più della metà delle sue esportazioni, cresciute del 25% rispetto allo scorso anno facendo guadagnare al Paese 1,91 miliardi di dollari. Un record centrato nonostante le autorità locali siano da qualche tempo in conflitto con il produttore Acacia Mining, accusato di non aver pagato tutte le tasse dovute per i passati vent’anni: questa disputa legale aveva rallentato la produzione del prezioso metallo.
Una raffineria per l’oro della Tanzania
Il governo della Tanzania vuole tuttavia guadagnare di più dai suoi depositi auriferi e, per tale motivo, ha forzato le compagnie minerarie a pagare più tasse. Non solo: ha incentivato l’apertura della prima raffineria locale di oro che sarà operativa a breve e avrà sede vicino alla capitale Dodoma.
La raffineria, costata 15 milioni di dollari, è stata costruita dalla società serba Eyes for Africa Ltd e avrà la capacità di produrre 40 chilogrammi lingotti d’oro al giorno, raffinando metallo grezzo proveniente non solo dai filoni locali ma anche da paesi vicini come la Repubblica Democratica del Congo. La sua apertura permetterà alla Tanzania di vendere oro raffinato permettendo al Paese di aggiungere valore alle sue esportazioni, senza contare che i piccoli produttori potranno finalmente ottenere prestiti dando in garanzia i lingotti d’oro raffinati e la banca centrale della Tanzania sarà in grado di iniziare a creare le proprie riserve auree.
La politica di aggiungere valore alla produzione mineraria è un passo nella giusta direzione perché permette alla Tanzania di fare un concreto passo in avanti verso lo sviluppo. Parliamo d’altronde di uno dei Paesi africani a più forte crescita e non è il solo a seguire questa strada: anche l’Angola ha deciso di dare valore ai suoi diamanti incentivando la loro trasformazione in gioielli e il Ghana ha recentemente aperto la più grande acciaieria dell’Africa occidentale al fine di trasformare in acciaio i suoi depositi di ferro.
Giuseppe De Santis