La storia recente di Ansaldo Energia sembra voler invertire un paradigma consolidato, una prassi di gestione delle partecipazioni che prende il via con la ricerca di un “partner” e si conclude con la dismissione dell’azienda. Al momento dell’ingresso nel capitale sociale –con un quota di peso sia pur di minoranza, pari al 45%– da parte del fondo First Riserve, la strada sembrava ormai tracciata. E tale sarà, almeno nelle intenzioni della dirigenza Finmeccanica impegnata in una rifocalizzazione dell’attività del gruppo nei soli settori dell’aviazione e della difesa, con l’intenzione di ricavare almeno 1 miliardo dall’alienazione di comparti non più considerati strategici.
Se però fino a pochi giorni fa Ansaldo Energia era destinata ad accodarsi alla scia delle aziende che negli ultimi anni sono passate in mani estere, è notizia di oggi che la Cassa Depositi e Prestiti è pronta a fare la sua parte. Questo trapela da un vertice intercorso tra il premier Enrico Letta e Alessandro Pansa e Giovanni Gorno Tempini, rispettivamente amministratore delegato di Finmeccanica il primo e di Cdp il secondo. L’ennesima discesa in campo richiesta all’istituto avverrà probabilmente tramite ricorso al Fondo strategico italiano che acquisirebbe una quota di maggioranza, con una deroga al suo statuto che consente tali operazioni nel caso in cui «siano giustificate da particolari situazioni, di natura tendenzialmente transitoria, con riguardo alle quali l’organo deliberante deve formulare adeguate motivazioni al momento dell’assunzione della decisionesia motivata». Gli estremi non sono stati ancora resi noti, ma si parla di un’ingresso a circa l’85% del capitale, acquisendo l’intera quota del fondo First Riserve e il 35-40% in mano a Finmeccanica, per un esborso complessivo pari a circa 1.1 miliardi.
Attraverso l’operazione si conseguirebbero quindi due obiettivi. Anzitutto Finmeccanica otterrebbe le risorse necessarie per proseguire in un piano di risanamento volto ad abbattere il debito e riconsseguire i margini perduti In secondo luogo, si scongiurerebbe l’ennesima svendita pubblica di un asset strategico, efficiente, in grado di ottenere commesse in tutto il mondo in un settore delicato come quello dell’energia.
Il discorso Ansaldo è tuttavia ancora da perfezionarsi del tutto, rimanendo infatti aperti i dossier relativi ad Ansaldo Breda e Ansaldo Sts, attive nel settore delle costruzioni e del segnalamento ferroviario. I tempi non sono ancora maturi, ma c’è chi già parla della costituzione in seno sempre alla spa di via Goito di un ambito industriale civile nel quale far confluire le società che il gruppo guidato da Pansa si appresta a cedere.
Filippo Burla