Harrogate (Regno Unito), 29 set – Strade strette e mal asfaltate, con pezze ridicole a coprire le buche, insidie ovunque, pioggia insistente e incessante, tratti del lungo e infinito percorso trasformati in torrenti, cadute, ritiri, ammiraglie che centrano ciclisti. Se vogliamo trovare spunti interessanti di questi mondiali di ciclismo, li troviamo soprattutto nelle avverse condizioni meteo e nell’imbarazzante scelta del percorso da Leeds ad Harrogate. In una zona dove la pioggia di questa intensità non è certo una novità, l’organizzazione dà vita ad un teatrino vergognoso: per lungo tempo, non abbiamo nemmeno le immagini della corsa, mancano gli aerei ponte che garantiscano il segnale, oltre al fatto che la zona per le feste e i concerti riservata al pubblico diventa un mare di fango.
La gara
Passando alla cronaca della gara, si segnala la solita fuga iniziale. Va via quasi subito, ma non prende margine. Possiamo parlare di una fuga atipica, poichè non è composta da corridori di ultima fascia, ma da pezzi grossi: si segnalano infatti, tra gli altri, Carapaz (vincitore del Giro 2019), Roglic (fresco vincitore della Vuelta), Quintana, Polanc e Cort Nielsen. Verranno ripresi a più di 120 chilometri dal traguardo e molti di loro si ritireranno vista la fatica e l’impossibilità di giocarsi una medaglia.
Cade il belga Gilbert, uno dei favoriti, prova ad aiutarlo a rientrare Evenepoel, ma nulla da fare per entrambi, anche a causa del forcing insensato e suicida in testa dei loro stessi compagni di squadra. Intanto le immagini della gara continuano solo a provenire dall’ultimo chilometro del circuito con le telecamere fisse. L’Italia è unita a 80 chilometri dal traguardo: solo un problema meccanico fa perdere contatto a Ulissi, che si ritira. Bene anche Olanda e Francia. Tornate le immagini, nel frattempo, anche l’ormai 40enne spagnolo Valverde – detentore del titolo mondiale – si ritira, in una giornataccia per la Spagna, e poco dopo un altro adattissimo al percorso, il kazako Lutsenko, alza bandiera bianca.
Allungano lo svizzero Kung e lo statunitense Craddock, tenendo al massimo 35 secondi di vantaggio. Il gruppo perde ulteriori elementi, i volti dei corridori sono segnati dalla fatica, dal freddo, dallo sporco raccolto lungo la strada. La scivolata dello svizzero Albasini crea scompiglio nel gruppo, che si spezza, e nel frattempo scattano il danese Pedersen e l’olandese Teunissen, prima maglia gialla all’ultimo Tour de France. Reagisce l’Italia con lo scatto di Gianni Moscon che rientra in testa, dietro tira un Belgio messo alle corde. Le difficoltà improvvise di Teunissen, costringono il favorito della vigilia Van der Poel a scattare, ma il nostro Matteo Trentin è attento. I due agganciano la testa della corsa: cinque fuggitivi, due italiani.
Mondiali di ciclismo: il trionfo danese
Inesorabile continua l’azione di Moscon, Trentin, Pedersen, Kung e Van der Poel. Il gruppo principale – ridotto a 30 corridori, tirato da Belgio e Francia – invece continua a perdere terreno. Inizia l’ultimo giro ed è evidente che saranno questi 5 a giocarsela. Moscon fa fatica, è al completo servizio di Trentin. All’improvviso succede l’inimmaginabile: Van der Poel va in crisi, una crisi di fame dovuta alla scarsa alimentazione, resa difficile dal meteo. Sull’ultimo strappo prima di quello dell’arrivo si stacca un immenso Gianni Moscon. La volata sembra in favore di Trentin, ma sbaglia tutto e viene saltato dal danese Pedersen. Terzo Kung, seguito da Moscon. Torniamo sul podio dopo tanti anni, ma è un’occasione persa.
Per quanto riguarda la prova a cronometro disputata qualche giorno fa, da segnalare il dominio di un redivivo Rohan Dennis (Australia), davanti al baby fenomeno Remco Evenepoel (Belgio). Terzo uno splendido Filippo Ganna. Male Roglic, favorito della vigilia.
Manuel Radaelli