Roma, 6 gen – Stanno costando care le sanzioni che l’Europa ha imposto alla Russia. Le esportazioni di prodotti italiani, solo per fare un esempio, crolleranno del 50% entro il 2015. Di questo un po’ tutti i partners europei se ne sta rendendo conto. Non è tanto l’esposizione finanziaria verso la Russia che preoccupa ma l’assenza di scambi commerciali con il crollo dell’export, tanto che la Francia vuole fare un passo indietro.
Nel commentare il malcontento europeo per gli effetti delle sanzioni imposte sulla Russia, la stampa Usa fa riferimento all’articolo che Romano Prodi ha pubblicato in data 4 gennaio 2015, ieri, su “Il Messaggero”, nella parte in cui scrive: “Riguardo alla Russia, al calo dei prezzi del gas e del petrolio si unisce l’effetto delle sanzioni conseguenti la crisi ucraina, per cui il Pil russo subirà nell’anno in corso una diminuzione intorno al 5% facendo crollare di almeno il doppio le importazioni dall’Italia. Senza entrare nel merito dell’utilità o della necessità delle sanzioni conviene tuttavia mettere in rilievo l’asimmetria delle loro conseguenze dato che, nonostante il 50% di svalutazione del rublo nei confronti del dollaro, le esportazioni americane in Russia stanno tuttora aumentando, del tutto in controtendenza rispetto a quelle europee”.
Insomma, come già successo sull’onda lunga della crisi dei mutui sub-prime scoppiata negli Usa nel 2007 sarebbe sempre e solo l’Europa a rimetterci per la gioia di affaristi e speculatori statunitensi pronti a raccogliere da soli cospicui risultati.
Le autorità russe, avendo fiutato il tallone d’Achille dell’Europa, avrebbero presentato una proposta che ha del sensazionale ma che per logica non fa una grinza: l’Ue dovrebbe rinunciare all’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti in base al TTIP (Accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea), tra l’altro in via di negoziazione, per entrare a far parte dell’Unione Economica Euroasiatica.
Il trattato che ha creato l’Unione Euroasiatica è entrato in vigore lo scorso giovedì, 1° gennaio e include Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Russia e Kyrgyzistan (quest’ultima entrerà a far parte dell’accordo a maggio).
Oltre a ciò, l’ambasciatore russo a Berlino, Vladimir Chizhov, ha riferito allo EUobserver che: “La nostra idea è di avviare contatti ufficiali tra l’Ue e l’Unione economica euroasiatica il prima possibile. La cancelliera Angela Merkel ha parlato di questo non molto tempo fa. Le sanzioni imposte dall’Ue alla Russia non sono di impedimento”.
Sempre Chizhov ha aggiunto che “il blocco commerciale guidato dalla Russia sarebbe per l’Ue un partner migliore rispetto agli Stati Uniti. Ritenete che sia saggio consumare così tanta energia politica su una zona di libero scambio con gli Usa, quando è possibile avere partner più naturali al vostro fianco, e più vicini a casa? Noi non cloruriamo i nostri polli”, ha detto l’ambasciatore, riferendosi agli standard discutibili adottati nell’industria alimentare americana.
Giuseppe Maneggio