Mosca, 9 set – Doveva essere la prima sconfitta elettorale per Putin, almeno nelle aspettative dei suoi avversari, e invece le elezioni amministrative di ieri in Russia hanno visto la riconferma di tutti i 16 governatori uscenti di ‘Russia Unita’, il partito del Presidente Russo. Il dato appare ancora più netto se si considerano le percentuali ottenute che vanno dal 60% al 90% dei consensi. A San Pietroburgo, la seconda città russa più importante, il governatore in carica è stato rieletto con il 64,58% dei voti. Solo nella città di Mosca, dove si votava per eleggere il parlamento locale, l’opposizione è riuscita ad impensierire Russia Unita, che comunque mantiene la maggioranza assoluta avendo conquistato 25 seggi sui 45 totali della ‘Duma’.
Opposizioni risibili
Proprio la capitale, storicamente la meno ‘putiniana’ e più progressista delle città russe, era stata recentemente teatro di numerose manifestazioni organizzate dall’opposizione extra-parlamentare filo-occidentale, il cui volto più noto è senza dubbio Alexei Navalny, blogger che cominciò la sua attività politica nel 2005 grazie ai fondi di una Ong con sede a Washington. Il motivo ufficiale della protesta è l’esclusione dalle elezioni di alcuni candidati che non avevano raggiunto il numero di firme necessario. Numero tra l’altro bassissimo, stiamo parlando di 5000 firme da raccogliere in una città di 12milioni di abitanti: giusto per dare un’idea, in Italia per presentarsi alle elezioni regionali in Toscana, poco più di 3 milioni di abitanti, servono 10 mila firme e in Abruzzo, meno di 1,5 milioni di abitanti, ne servono 6 mila. Firme ovviamente tutte soggette a rigorosi controlli di validazione, esattamente come in Russia.
Proteste effimere
Le proteste hanno però avuto maggior successo sui media stranieri che non tra la popolazione russa, riuscendo a portare in piazza soltanto qualche migliaio di persone. Del resto secondo un sondaggio dell’istituto indipendente Levada Center, oltre il 53% dei russi non conosce Navalny e tra chi lo conosce solo il 16% ha una opinione positiva su di lui. Le uniche opposizioni ad avere una reale peso politico sono il ‘Partito Comunista’ (rigorosamente nazionalista e tradizionalista, niente a che vedere con la ‘sinistra fucsia’ nostrana) e ‘Russia Giusta’, entrambi comunque non ostili a Putin e lontani dal progressismo filo-occidentale.
Ma il calo continua
Tutto tranquillo quindi per Putin in vista delle elezioni legislative del 2021? Non proprio. Il consenso popolare del Presidente e del Governo russo è in costante calo da oltre un anno, ovvero da quando è stata approvata la controversa riforma delle pensioni che prevede, per la prima volta dai tempi di Stalin, il graduale innalzamento dell’età pensionabile da 60 a 65 anni per gli uomini e da 55 a 60 anni per le donne. A ciò si aggiunge anche la diminuzione del potere di acquisto a causa dei problemi causati dalle sanzioni occidentali. A risentire maggiormente di questo malcontento è stato proprio il partito di governo Russia Unita, sul quale è stata ‘scaricata’ la responsabilità della impopolare riforma. Per questo motivo alle elezioni di ieri alcuni dei governatori uscenti hanno preferito presentarsi come ‘indipendenti’, pur non nascondendo la loro vicinanza e l’appoggio da parte del Cremlino.
Lorenzo Berti
2 comments
no ma sei un fenomeno: magari dovresti riportare anche il dato sull’affluenza.
[…] del referendum non sorprende certo chiunque conosca la politica russa. Come spesso accaduto, anche nel recente passato, la propaganda propinata dei media progressisti sul ‘Putin in crisi di consensi che rischia di […]