Roma, 22 giu – La figura dei patrioti è molto importante per la storia di qualsiasi Paese. E’ attorno alla figura dei patrioti, infatti, che il colore politico può essere messo in secondo piano ed uno spirito di patriottismo scorre nelle vene di ogni suo appartenente.
Il ligure di Piemonte
Taggia è un piccolo comune in provincia di Imperia, in Liguria, all’estremo ovest dell’Italia. Nell’ ‘800, questo Paese era parte integrante del Regno di Sardegna e, come in ogni Stato, tutti i giovani dovevano dare il proprio appoggio alla causa della sicurezza. Tra di loro vi era anche un giovane studente del liceo classico, il ligure Domenico Ferrari.
Ferrari venne assegnato al 1° Reggimento della Brigata Cuneo che era situato ad Alessandria. La sua ascesa tra i gradi dell’esercito fu rapida ed inesorabile. Nel giro di pochi anni, infatti, Domenico Ferrari divenne sergente furiere, uno dei massimi gradi tra i sottufficiali.
Ma l’esercito fu un luogo anche di “cattive amicizie” per Ferrari. Ivi, infatti, incontrò un suo concittadino da molto più tempo di lui inserito tra i ranghi dell’esercito, il sottotenente Paolo Pianavia – Vivaldi, iscritto alla Giovine Italia. Anche Ferrari, rimasto ammaliato dalle parole di Vivaldi, entrò a far parte di questa organizzazione all’oscuro dei suoi superiori.
La cospirazione
La Giovine Italia ebbe un successo strepitoso tra gli ufficiali ed i sottoufficiali sabaudi. Ma non fra tutti. Molti, infatti, videro questo movimento come un pericolo per la figura del re e, pertanto, misero fuorilegge sia il movimento, sia i suoi scritti tra i quali libri e giornali, sia i membri aderenti. Domenico Ferrari venne scoperto ed imprigionato quasi immediatamente.
Con lui venne imprigionato anche l’amico Pianavia-Vivaldi. A Ferrari fu proposto di ottenere uno “sconto di pena”, da pena di morte ad ergastolo, se solo avesse scritto una lettera di scuse direttamente al Re. Anche il padre del giovane soldato lo pregò di seguire questa via, seppur umiliante. Ma lui si rifiutò. Il 15 giugno 1833 Domenico Ferrari venne fucilato al sorgere del sole. Il suo fu il primo martirio nel nome della Giovine Italia di Mazzini.
Tommaso Lunardi