New York 13 giu – Dal primo di luglio il New York Times interromperà la pubblicazione di vignette a sfondo politico. Nell’aprile scorso venne pubblicata una vignetta raffigurante il presidente degli Usa Donald Trump, con kippah in testa, che teneva al guinzaglio un cane guida dalle fattezze di Benjamin Netanyahu.
Trump con la kippah
L’immagine, immediatamente al centro delle polemiche perché bollata come antisemita, era stata ripresa da un archivio e riutilizzata per accompagnare le notizie sulll’approccio politico di Trump alle questioni riguardanti lo stato d’Israele. In particolare sui social media si è scatenato un putiferio, che ha fatto sì che il New York Times emettesse delle scuse ufficiali. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, 12 rabbini avrebbero incontrato la redazione del New York Times per discutere la controversa vignetta.
“Fatti fuori” fumettisti storici
L’editore del New York Times ha deciso di terminare il proprio rapporto con Patrick Chapette ed Heng Kim Song: entrambi gli autori erano ormai parte integrante della redazione del magazine così come le loro vignette satiriche. Chapette è stato uno dei primi a dare questa notizia, lasciandosi andare ad uno sfogo: “Dopo aver consegnato disegni due volte a settimana per più di venti anni credevo che lo spazio per le vignette politiche fosse ormai stato tracciato (in un giornale notoriamente riluttante rispetto a questa forma espressiva nella sua storia). Ripongo la penna con un sospiro: tutti questi anni di lavoro rovinati da una singola vignetta – neppure mia – che non sarebbe mai dovuta apparire sul miglior giornale del mondo”.
“Libertà di opinione in pericolo”
“Temo non si tratti solo di disegni, ma di giornalismo e libertà di opinione in generale” ammonisce il fumettista. “Viviamo un mondo in cui folle di moralisti si radunano sui social media e montano come tempeste, abbattendosi sulle redazioni con un soffio travolgente. Twitter è un luogo di furore, non di dibattito. Le voci più indignate tendono a determinare le conversazioni e la massa arrabbiata segue”. L’editor del Times, James Bennet, risponde a queste critiche proprio via Twitter: “Continueremo a investire sulle forme del giornalismo d’opinione, incluso quello visivo, che esprime sfumature, complessità e una voce autorevole da una pluralità di punti di vista su tutte le nostre piattaforme”. L’Associazione nazionale dei disegnatori editoriali, per voce del presidente Kevin Siers, non pare molto convinta: “Le migliori vignette politiche non sono celebrate per le loro sfumature. Sono la loro chiarezza e acutezza, l’essere taglienti nella loro satira, a farne un così potente strumento di espressione delle opinioni”.
Ilaria Paoletti
1 commento
Il New York Time è una testata globalista. E, come tale, fa lo gnorri…!… Il piombo della stampa, arma di distrazione di massa, in questo caso miscela abilmente & subdolamente verità & menzogna! La vignetta, per essere ccorretta & veritiera, dovrebbe rappresentare sì i personaggi di cui sopra, ma a parti invertite!