Londra, 17 mag – I cittadini del Regno Unito si sono già espressi una volta, votando l’uscita dall’Unione Europea. In democrazia così funziona, con i referendum decide il popolo e si rispettano le decisioni del popolo. Eppure la Brexit, che doveva essere un lineare passaggio in seguito al voto del 23 giugno 2016, è ancora un miraggio. Il governo conservatore di Theresa May non è infatti riuscito a trovare un accordo con l’Ue che convincesse il parlamento britannico. Tra ripensamenti, frenate, paletti imposti e minacce reciproche, soprattutto l’ultimo anno a Londra è stato caratterizzato da un’imbarazzante teatrino politico senza esito. Tutto bloccato, tutto rimandato.
Così i cittadini del Regno Unito dovranno votare di nuovo, non un nuovo referendum (almeno per ora), ma alle elezioni europee. Surreale se consideriamo che, appunto, avevano già esplicitato la loro volontà di uscire dall’Unione Europea. Ecco allora che i sondaggi aggiornati dell’istituto Yougov, attestano il Brexit Party, ovvero il nuovo partito di Nigel Farage, al 35%. Percentuale impressionante che la dice lunga sugli umori dei britannici, piuttosto nauseati dai giochetti degli storici partiti. Sembra dunque in arrivo un altro, tremendo scossone per i tories guidati dalle May e per il Labour di Jeremy Corbin.
Il crollo delle forze politiche tradizionali
I primi si fermerebbero a un umiliante minimo storico: 9%. I secondi non andrebbero oltre un altrettanto misero 15%. Risulterebbero quindi “spazzate vie” le forze tradizionali che hanno segnato la storia politica della Gran Bretagna. A questi dati va infatti aggiunta anche la percentuale che, sempre secondo il sondaggio in questione, potrebbero centrare i LibDem (contrari alla Brexit e favorevoli a un referendum bis): 19%. Altrettanto significativo potrebbe essere il risultato dei Verdi, anch’essi anti Brexit, che centrerebbero il 10%. In pratica laburisti e conservatori sembrano destinati a uscire con le ossa rotte dalle elezioni europee, relegati a terza e quinta forza. Subito dietro Change Uk (anti Brexit) e Ukip (pro Brexit), fermi rispettivamente al 5 e 3%.
Eugenio Palazzini